PLACCA, BOTTEGHE GRANDUCALI, FIRENZE, SECONDA METÀ SECOLO XVII
in commesso di pietre dure, tenere e madreperla su fondo in marmo nero del Belgio raffigurante pappagallo su ramo, cm 33,5x28; entro cornice in noce ebanizzato, ebano e lapislazzulo con applicazioni in bronzo dorato, cm 50x44,5
A PLAQUE, GRANDUCAL WORKSHOPS, FLORENCE, SECOND HALF 17TH CENTURY
Bibliografia di confronto
A. Giusti, P. Mazzoni, A. Pampaloni Martelli (a cura di), Il Museo dell’Opificio delle pietre dure a Firenze, Milano 1978, p. 293 n. 108, tav. 109;
A. Gonzàlez Palacios, Pittura per l’eternità. Le collezioni reali spagnole di mosaici e pietre dure, Milano 2003, pp. 101-109 nn. 15-17;
A. Giusti, L’arte delle pietre dure da Firenze all’Europa, Firenze 2005, p. 151 n. 124
La placca, di forma rettangolare, è realizzata usando la nota tecnica del commesso fiorentino, operando un sapiente accostamento dei materiali lapidei, al fine di ottenere una scena “dipinta” grazie alle loro caratteristiche cromatiche. In essa è raffigurato un pappagallo appollaiato sul ramo di un albero da frutto emergente dal terreno, il tutto inserito in una riserva ovale a sua volta iscritta in un rettangolo, cornici queste realizzate con la madreperla, arricchite agli angoli da quattro fiorellini.
Il pannello si presenta completo di una bella cornice in ebano e legno ebanizzato di ispirazione fiamminga, impreziosita da una larga fascia lastronata in lapislazzulo con applicazioni in bronzo dorato ai centri e agli angoli.
Il soggetto naturalistico che compone la decorazione è tipico dei mosaici fiorentini realizzati nella Bottega Granducale, fondata nel 1588 dal Granduca Ferdinando I de Medici, destinati alla decorazione di stipi, tavoli, complementi d’arredo, ma anche come pannelli decorativi a sé stanti. L’ispirazione spesso venne dall’opera dell’artista Jacopo Ligozzi (Verona 1547 - Firenze 1626), che fin dai primi decenni del XVII secolo con i suoi disegni naturalistici diede inizio a questa tendenza, fornendo modelli direttamente agli artigiani delle botteghe fiorentine. Da allora, per oltre un secolo, il marmo nero belga del pannello che costituiva lo sfondo ideale per mettere in risalto i colori vivaci del piumaggio degli uccelli e delle composizioni di fiori e frutta, divenne la firma ufficiale dei mosaici realizzati nella città granducale, apprezzati ovunque e spesso imitati, ma raramente con uguale qualità di materiali e raffinatezza di esecuzione.