Viviano Codazzi
(Taleggio (Bergamo), c. 1606 – Roma, 1670)
LA BASILICA DI COSTANTINO, CON IL COLOSSEO E S. FRANCESCA ROMANA
olio su tela, cm 102x130
firmato con monogramma VC e datato 1653 in basso al centro sulla colonna
THE COSTANTINO BASILICA, WITH THE COLOSSEUM AND S. FRANCESCA ROMANA
oil on canvas, cm 102x130
signed with the monogram VC and dated 1653 on the column
Provenienza
Milano, Finarte
Bibliografia
D.R. Marshall, Viviano and Niccolò Codazzi and the Baroque Architectural Fantasy, Milano–Roma 1993, p. 140, VC 46 (con data 1652).
G. Sestieri-B. Daprà, Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro Paesaggista e Cronista Napoletano, Milano-Roma 1994, pp. 342-43, n. 187.
G. Sestieri, Il capriccio architettonico in Italia nel XVII e XVIII secolo, Foligno 2015, I, p. 353, fig. 100
Pubblicato per la prima volta da David Marshall sulla base della fotografia conservata negli archivi della Finarte, il dipinto è stato nuovamente analizzato da Giancarlo Sestieri che, a seguito della visione diretta, ha potuto rettificarne la data e soprattutto analizzarne le figurine, mettendo in discussione l’esecuzione da parte di Micco Spadaro sostenuta da Marshall, per quanto in via di ipotesi.
Il nostro dipinto sarebbe invece, a giudizio di Sestieri, uno dei rarissimi esempi della produzione, comunque esigua, di Viviano Codazzi come autore di figure nelle proprie prospettive architettoniche. Una attività già ipotizzata da Roberto Longhi a proposito di una delle opere più affascinanti e originali dell’artista bergamasco, la Torre di San Vincenzo a Napoli (Firenze, Fondazione Roberto Longhi) del suo primo tempo napoletano.
È comunque l’esempio di Micco Spadaro, collaboratore di Viviano a Napoli, a ispirare le proporzioni allungate e la definizione sommaria delle figurine che animano la nostra bellissima veduta.
Se la Basilica di Costantino (generalmente nota con l’attribuzione a Massenzio) è protagonista di numerose vedute codazziane, più rara è la sua contestualizzazione, fondamentalmente realistica se pure con qualche aggiustamento prospettico, grazie alla raffigurazione del Colosseo e della facciata di Santa Francesca Romana perpendicolare alla Basilica stessa, come pure della Torre delle Milizie sullo sfondo.
È quindi assai verosimile che il fitto tessuto urbano che intravvediamo al di là delle arcate sia proprio quello costituito da abitazioni popolari ma anche da chiese e conventi lungo la parte finale dell’antica via Alessandrina, distrutto negli anni Trenta del secolo scorso con l’apertura di via dell’Impero.
Un’attenzione agli aspetti minori della città restituiti con nitida precisione che pone alcune prove, per quanto eccezionali, di Viviano Codazzi tra i precedenti del vedutismo settecentesco: nell’accezione canalettiana, come affermato da Giancarlo Sestieri a proposito del nostro dipinto o, come sosteneva Giuliano Briganti, di quello di Gaspar van Wittel, “pittore di Roma moderna”.