IMPORTANTI MAIOLICHE DAL RINASCIMENTO AL SETTECENTO

Firenze, 
gio 26 Ottobre 2023
Asta Live 1252
10

ALBARELLO, DERUTA, PRIMO QUARTO SECOLO XVI

€ 8.000 / 12.000
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ALBARELLO, DERUTA, PRIMO QUARTO SECOLO XVI

In maiolica dipinta in policromia; alt. cm 27,6, diam. bocca cm 11, diam. piede cm 10,8

 

A PHARMACY JAR (ALBARELLO), DERUTA, FIRST QUARTER OF 16TH CENTURY

 

Bibliografia di confronto

T. Hausmann, Majolika. Spanische und Italienische Keramik vom 14. bis zum 18. Jahrhundert, Berlin 1972, p. 198, n. 148;

J. Rasmussen, The Robert Lehman Collection. 10. Italian Majolica, New York 1989, p. 57, n. 33;

G.C. Bojani (a cura di), Gaetano Ballardini e la ceramica a Roma. Le maioliche del Museo Artistico Industriale, Firenze 2000, pp. 76-77, n. 6;

Busti Cocchi in E. Sannipoli (a cura di), La via della ceramica tra Umbria e Marche: maioliche rinascimentali da collezioni, Gubbio 2010, p. 76, n. 1.9;

C. Fiocco, G. Gherardi, L.S Fakhri, Majoliques italiennes de la Renaissance. Collection Paul Gillet, Toulouse 2015.

 

Il vaso apotecario ha forma cilindrica rastremata al centro con spalla fortemente angolata e base più arrotondata, che scende in un piede a disco rifinito a stecca; il collo è alto, cilindrico, con orlo arrotondato e estroflesso. Sul fronte, dipinto su uno smalto bianco e spesso, il decoro è racchiuso in una ghirlanda turchina con piccoli frutti trattenuta da nastri gialli e verdi: nella parte superiore due ippogrifi alati, delineati su un campo blu cobalto, che accompagnano uno scudo a testa di cavallo contenente una sigla con più lettere sormontate da doppia croce; al centro un cartiglio farmaceutico su fondo giallo con la scritta DIA.CHASSIA, al di sotto del quale spicca la figura di un moro ritratto di profilo entro un medaglione ovale. Nella parte posteriore alcuni nastri dall’andamento sinuoso completano l’ornato.

Sono stati riconosciuti due diversi fornimenti con queste caratteristiche decorative, ed un gruppo di opere reca le date 1501 e 1502, con differenze nella redazione della sigla, associate a brocche sia policrome che a lustro. La sigla all’interno dello scudo è stata variamente interpretata: per Biganti (1987) è riferibile alla bottega derutese di Pietro Paolo Masci, ma altri studiosi esprimono riserve in merito.

Un esemplare della farmacia, coerente per elementi decorativi ma non per morfologia, è stato pubblicato sia da Otto Mazzuccato nel 1990 che da Carola Fiocco e Gabriella Gherardi nel volume dedicato alle ceramiche di Deruta dal XIII al XVIII secolo. La forma è comunque documentata in albarelli derutesi dei primi del XVI secolo, come ad esempio un esemplare pubblicato da Rackham e datato al 1507 circa, associato ai piatti con petal back, cui si avvicina sempre per forma anche l’albarello datato al 1505-1510 del Met di New York con scena satirica.

Il decoro del nostro albarello, delineato in modo abbastanza rigido e meno accurato rispetto agli esemplari di confronto citati, avvicina l’opera maggiormente alle bottiglie apotecarie, sempre attribuite a Deruta, come ad esempio la fiasca del Museo di Berlino (inv. 02/70), caratterizzato da un decoro a candelabre a nostro parere prossimo per stile al nostro vaso. Il gusto ci pare dunque quello dei vasi farmaceutici non sempre ascrivibili a una bottega certa, prodotti in area umbra, come ad esempio il versatore databile tra il 1500 e il 1510 da collezione privata esposto recentemente a Gubbio.