IMPORTANTI MAIOLICHE DAL RINASCIMENTO AL SETTECENTO

Firenze, 
gio 26 Ottobre 2023
Asta Live 1252
45

DUE VASI A BOCCIA, VENEZIA, PRIMA METÀ SECOLO XVI

€ 3.000 / 5.000
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DUE VASI A BOCCIA, VENEZIA, PRIMA METÀ SECOLO XVI

in maiolica dipinta in policromia; alt. cm 24 e 23,5, diam. bocca cm 12 e 11,2, diam. piede cm 11 e 10,5

 

A PAIR OF BULBOUS JARS, VENICE, FIRST HALF 16TH CENTURY

 

Bibliografia di confronto

G.C. Bojani, C. Ravanelli Guidotti, A. Fanfani, Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza. La donazione Galeazzo Cora. Ceramiche dal Medioevo al XIX secolo, Milano 1995, p. 316, n. 817;

F. Saccardo in R. Ausenda (a cura di), Le ceramiche. Museo d'Arti Applicate, Milano 2000, p. 275, nn. 295-298;

T. Wilson, E. Sani, Le maioliche rinascimentali nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Perugia 2006, p. 228, n. 74;

R. Perale, Maioliche da farmacia nella Serenissima, Venezia 2021, pp. 85-90.

 

I due contenitori apotecari hanno corpo globulare, collo basso e cilindrico terminante in un orlo estroflesso e tagliato a stecca, base piana. La decorazione interessa l’intera superficie, con un motivo ad ampie volute vegetali con foglie e piccoli fruttini che accompagnano frutti di dimensioni maggiori. Sul collo e verso il piede si scorge un motivo continuo a croci delineate in blu.

La decorazione colorata della frutta era una specialità di Venezia nel XVI secolo, ma ha avuto una controversa attribuzione tra Palermo e Venezia, e lo stesso decoro fu anche successivamente copiato nei Paesi Bassi. Anche Riccardo Perale nel suo recente studio sulla maiolica veneziana si sofferma su questa produzione per la quale non esclude appunto la paternità veneziana, invitando a una nuova lettura alla luce delle vaste produzioni che dalla città lagunare si sono sviluppate in Italia. I due vasi, a nostro parere, appartengono alla tipologia veneziana “a frutti e racemi su fondo candido” e trovano riscontro nell’esemplare conservato al Castello Sforzesco, in un vaso della Collezione Cora al Museo Internazionale della ceramica di Faenza datato 1579, e in uno simile che oggi si trova nella collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia.

Riguardo alla datazione si fa poi riferimento a quanto indicato dallo stesso Perale che, superando la citazione di Piccolpasso che vede in questo decoro una produzione veneziana, ci ricorda, non solo la precocità del prototipo di frutta grossa sul piatto del V&A con testa di Satiro, databile tra il 1530 e il 1540, ma anche i già citati precedenti nord europei databili al 1508, che anticiperebbero la datazione di queste opere.