IMPORTANTI MAIOLICHE DAL RINASCIMENTO AL SETTECENTO

Firenze, 
gio 26 Ottobre 2023
Asta Live 1252
24

PIATTO, PESARO, 1580 CIRCA

€ 2.500 / 3.500
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PIATTO, PESARO, 1580 CIRCA

in maiolica dipinta a policromia in blu cobalto, giallo ocra aranciato, giallo antimonio, verde ramina, bruno; diam. cm 28, diam. piede cm 11, alt. cm 4

 

A DISH, PESARO, CIRCA 1580

 

Bibliografia di confronto

P. Berardi, L’antica maiolica di Pesaro dal XIV al XVII secolo, Firenze 1984, pp. 191-192;

L. Fontebuoni, Raccolta D. Mazza. Ceramiche rinascimentali, vol. IV, 1985-1986, n. 51;

R. Gresta, I Lanfranco Dalle Gabicce e la maiolica pesarese a metà del Cinquecento, Pesaro 2018, pp. 174-175, n. 71.

 

Il piatto ha cavetto piano e larga tesa inclinata con orlo arrotondato poggiante su piede a disco appena rilevato. L’ornato del cavetto mostra al centro, su un paesaggio erboso ombreggiato in arancio, un putto che cammina sorreggendo nelle mani due sottili bastoncini. La tesa, separata da una sottile fascia a cordonatura, mostra un decoro a trofei, ombreggiati a tinte aranciate e lumeggiati grazie al contrasto con parti risparmiate sul fondo bianco, con nastri graffiti su fondo blu mentre l’orlo è sottolineato da una linea gialla. In questo esemplare spicca la qualità esecutiva dei trofei, mentre il putto denuncia una certa sicurezza del pittore quasi a testimoniare un’abitudine alla realizzazione di questo ornato. Numerosi confronti sono presenti in collezioni museali, ma il frammento di piattello conservato al Museo di Pesaro con un amorino che avanza mentre suona una chiarina, studiato nel Fontebuoni all’interno della collezione Mazza (cat. 51) mostra molte affinità con la nostra opera e ci fornisce un aggancio cronologico recando la data 1579. L’opera stilisticamente più affine ci pare tuttavia il piattello (inv. 4182) dei Musei Civici di Pesaro con amorino e tesa a trofei, a conferma della diffusione del decoro nel Ducato di Pesaro, attestata anche dalla serie di vasi della “Farmacia della Fortuna”, databili tra il 1579 e il 1580, recentemente attribuiti alla stessa città marchigiana, ed in particolare alla bottega di Girolamo Lanfranco dalle Gabicce.