Ambrogio Russo, detto Ambrosiello
(attivo a Napoli nella prima metà del XVII secolo)
INTERNO DI CUCINA CON VIVANDIERA
olio su tela, cm 156,5x228
siglato "AR" sulla brocca in primo piano a destra
KITCHEN SCENE AND STILL LIFE WITH A FIGURE
oil on canvas, cm 156,5x228
monogrammed "AR" on the jug
Bibliografia
V. Di Fratta, Gli studi di Ferdinando Bologna sulla natura morta nel dibattito storiografico del Novecento e un’ipotesi su Ambrosiello, primo generista napoletano, in “I momenti traenti” della storia dell’arte. Studi in memoria di Ferdinando Bologna. A cura di Rosanna Cioffi e Giulio Brevetti, Santa Maria Capua Venere 2023, pp. 203-206; nota 27; figg. 5 A-B.
Comparso sul mercato nel 2016 come opera di ignoto artista napoletano, il bel dipinto qui offerto è stato al centro di un saggio di Valeria Di Fratta, allieva di Ferdinando Bologna del quale ha proseguito gli studi sulla natura morta napoletana e in particolare sulla famiglia Recco.
Essenziale nell’impaginazione ed estremamente realistico negli elementi che compongono la scena, il nostro dipinto si situa per l’appunto agli esordi di un genere che Giovan Battista Recco condurrà ad esiti altissimi intorno alla metà del secolo: e non è un caso che alcuni tra i dipinti che la Di Fratta riunisce intorno alla tela qui in oggetto fossero appunto attribuiti a Recco. Tra questi, ad esempio, l’Interno di cucina con vivandiera esposto col nome di Giovan Battista in occasione della mostra Ritorno al Barocco (Napoli, Museo di Capodimonte, 2009-2010, scheda 1.227).
È stato proprio il nostro dipinto a offrire una chiave per l’identificazione del suo misterioso precursore: la sigla AR sulla brocca in primo piano rimanderebbe infatti al misterioso Ambrosio Russo, detto Ambrosiello, documentato a Napoli nel 1627 quando riceve il pagamento per quadri di uccelli eseguiti per Diego de Mendoza, e ancora nel 1632, in relazione alla nascita di un figlio tenuto a battesimo dal pittore Domenico Finoglia. Apprendiamo così che Ambrosiello era stato allievo di Battistello Caracciolo e ne aveva sposato la figlia: e appunto a un seguace di Battistello era stata attribuita la “Vivandiera” nella scena di cucina già citata.
La sua produzione di dipinti di frutti e di cucine (“un pezzo di carne con una testa di agnello; galline et altre cose”) è documentata da citazioni inventariali della prima metà del secolo, tanto da confermare quanto riportato dalle fonti napoletane che accanto a Luca Forte e Giacomo Recco citavano Ambrosiello tra i generisti più antichi.