DIPINTI ANTICHI E OPERE DI ECCEZIONALE INTERESSE STORICO ARTISTICO

Firenze, 
mer 15 Maggio 2024
Asta Live 1284
72

Giovanni Antonio Canaletto
(Venezia, 1697 - Venezia, 1768)

Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto, e bottega

€ 400.000 / 600.000
Stima
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Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto, e bottega

(Venezia, 1697 – 1768)

CAPRICCIO ARCHITETTONICO CON ROVINE ED EDIFICI CLASSICI

olio su tela, cm 69x103,5

 

ARCHITECTURAL CAPRICCIO WITH RUINS AND CLASSICAL BUILDINGS

oil on canvas, cm 69x103,5

 

Provenienza

Londra, Colnaghi, 1938;

Londra, asta Sotheby’s, 25 giugno 1969, lotto 28;

Collezione De Angeli, Padova;

Collezione privata

 

Bibliografia

W. G. Constable, Canaletto: Giovanni Antonio Canal, 1697-1768, Oxford 1962, vol. II, p. 424, cat. 497 (H);

Catalogue of important old master paintings […]: Wednesday, 25 June 1969, Sotheby & Co., London, Sotheby’s & Co. 1969, lotto 28;

W. G. Constable, Canaletto: Giovanni Antonio Canal, 1697-1768, II ed. A cura di J. G. Links, Oxford 1989, vol. II, p. 459, cat. 497 (H).

 

Repertorio fotografico

Fototeca Federico Zeri, inv. 68964

 

Opera dichiarata di interesse culturale particolarmente importante dal Ministero della Cultura, Segretariato Generale per la Lombardia, con D. M. del 20/12/2023

 

The Italian Ministry of Culture, General Secretariat for Lombardy, considers this lot to be a work of national importance and requires it to remain in Italy; it cannot therefore be exported from Italy.

 

Apparso per la prima volta nel 1938 da Colnaghi, la celebre galleria inglese specializzata in Old Masters e fondata a Londra nel 1760, è reso noto con l’attribuzione a Giovan Antonio Canal nell’asta tenuta da Sotheby’s nel 1969 (lotto 28). In questa occasione il nostro dipinto fu presentato assieme al suo pendant, Capriccio con il Colosseo, rovine classiche e figure (W.G. Constable e J. G. Links, ed. 1989 II, p. 459/60, cat. 498, non ill.).

L’opera sarà in seguito censita con tale provenienza nelle tre edizioni dei fondamentali volumi di William George Constable (1962, 1976, 1989) ove è indicata come un buon esemplare di mano della bottega di Canaletto.

 

Inizialmente attivo come scenografo a fianco del padre, Canaletto approda per gradi alla pittura di vedute. Affermatosi sia tra i colti collezionisti veneziani sia nel panorama artistico internazionale (grazie al sodalizio che l’artista creò con il mercante-collezionista, e futuro console britannico a Venezia, Joseph Smith), dalla fine del terzo decennio le sue vedute, ideate con effetti chiaroscurali e larghi tratti, cedono il passo a un repertorio di vedute reali caratterizzato da una maniera più meticolosa e lineare il cui elemento principale è l’uso della luce fenomenica, la più adatta alla resa precisa di una realtà non mitizzata.

La continua volontà di cogliere la verità dello spazio, porterà Canaletto ad adoperare nelle sue opere degli anni ’40 la camera ottica.

Nel 1746 l’artista si trasferisce a Londra, dove rimane per circa dieci anni, con brevi ritorni a Venezia nel 1750 e nel 1754: la luminosità tersa e fredda del cielo inglese, unite al raggiunto distacco contemplativo, ispireranno il pittore ad una resa della realtà più lirica e immutabile. Il soggiorno inglese si concluderà prima del dicembre 1755. 

 

Il dipinto qui esposto è databile a subito dopo il soggiorno inglese, verso il 1756-1757, quando l’artista rientra a Venezia.

La tela rappresenta un capriccio architettonico con rovine di varie epoche ed edifici classici. Quasi al centro della composizione, sotto una loggia con archi a tutto sesto, è raffigurato un monumento funebre rinascimentale che sovrasta una lapide di cui una figura tenta di decifrarne il testo. A sinistra compare una torre circolare preceduta da un portico classico mentre all’estremità opposta della tela si erge un edificio pure circolare. Attraverso l’arco in rovina si intravvedono un arco trionfale, che ha qualche analogia con la Porta di San Giovanni a Padova, una fontana e lo scorcio di una città da cui emergono un campanile e una cupola simile a quella di San Pietro a Roma.

 

Il medesimo soggetto è rappresentato da Canaletto anche nel dipinto oggi conservato al Museo Poldi Pezzoli di Milano (olio su tela, 91 x 124,8 cm, inv. 3198/801), analogamente datato 1756-1757 circa, e in un’altra tela pervenuta alle Gallerie dell’Accademia di Venezia nel 1988 (olio su tela, 63 x 75,6 cm, inv. 1386).