DIPINTI ANTICHI E OPERE DI ECCEZIONALE INTERESSE STORICO ARTISTICO

Firenze, 
mer 15 Maggio 2024
Asta Live 1284
12

Giovanni Bilivert
(Firenze, 1585 - Firenze, 1644)

Giovanni Bilivert

€ 25.000 / 35.000
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Giovanni Bilivert

(Firenze, 1585 - 1644)

DAFNI AMMIRA CLOE ADDORMENTATA

olio su tela, cm 121x175

siglato e datato in basso a destra "GB 1643"

 

DAFNI ADMIRING CLOE ASLEEP

oil on canvas, cm 121x175

signed and dated lower right "GB 1643"

 

Datata al 1643, l’inedita opera qui presentata si propone come una delle ultime imprese pittoriche realizzate prima della sua morte da Giovanni Bilivert, artista legato a quell’ambiente culturale fiorentino a cavallo tra Cinque e Seicento a cui il Contini si riferisce quando, nella sua monografia sul pittore, parla di ‹‹fiorito pittoricismo››, stile che il Bilivert ebbe modo di assimilare all’interno della bottega del Cigoli.

Intorno agli anni Trenta del Seicento, probabilmente dopo un viaggio a Roma, iniziò a cimentarsi in scene eleganti e sentimentali tratte dalla letteratura epico-mitologica, spesso venate da una certa ambiguità.

Il dipinto prende spunto dalle vicende di Dafni e Cloe, due giovani pastori protagonisti delle avventure bucoliche che il poeta ellenico Longo Sofista scrisse intorno al III secolo d.C.

La decisione di spogliare Cloe dei suoi abiti quotidiani, proponendola svestita e adornata da gioielli preziosi, riprende le numerose raffigurazioni femminili che caratterizzano la produzione tardiva del Bilivert.

Il corpo nudo della donna diventa personificazione stessa della bellezza, un oggetto del desiderio amoroso che porta l’uomo a una perpetua e lussuriosa contemplazione.

L’equivocità della scena è qui espressa dallo sguardo indiscreto di Dafni, che sembra quasi violare l’intimità di Cloe; tuttavia, per coloro che conoscono la storia, salta subito all’occhio la zampogna che Dafni tiene sotto al suo braccio sinistro, strumento il cui suono aveva fatto nascere nella fanciulla i primi sentimenti amorosi.

 

Ringraziamo Sandro Bellesi per aver confermato l’attribuzione su base fotografica.