Maestro del Chiostro degli Aranci (Giovanni di Consalvo ?)
(documentato a Firenze tra il 1435 e il 1439)
SAN GIOVANNI BATTISTA
SANT'ANTONIO ABATE
coppia di dipinti, tempera e oro su tavola, cm 60x22
SAINT JOHN THE BAPTIST
SAINT ANTHONY THE GREAT
tempera and gold on panel, cm 60x22, a pair
Provenienza
New York, Silberman Galleries, 1964, come da etichetta al retro;
Milano, asta Finarte, 5 dicembre 1991;
Collezione privata
Esposizioni
Mostra di dipinti del XIV e XV secolo. Milano, Finarte, 6 febbraio-7 marzo 1971, n. 17.
Bibliografia
C. Volpe, Mostra di dipinti del XIV e XV secolo, Milano 1971, pp.42-43, n. 17.
M. Boskovits, Per Giovanni “dipintore di Portogallo”, in Arte, collezionismo, conservazione. Scritti in onore di Marco Chiarini, a cura di M. L. Chappell, M. Di Giampaolo e S. Padovani, Firenze 2004, pp. 155-59.
Le tavole qui presentate furono riferite per la prima volta da Carlo Volpe a Giovanni di Consalvo, identificato con il Maestro del Chiostro degli Aranci. L’attribuzione fu poi confermata da Miklòs Boskovits nel suo contributo dedicato a Marco Chiarini, che aveva appunto scelto il ciclo di storie benedettine nel chiostro della Badia fiorentina come suo primo argomento di studi (Il Maestro del Chiostro degli Aranci: Giovanni di Consalvo Portoghese, in “Proporzioni” 4, 1963, pp. 1-24) e che insieme a Federico Zeri aveva confermato oralmente le nostre tavole all’artista portoghese documentato a Firenze in ambito domenicano e, più precisamente, nella stretta cerchia dell’Angelico.
Del tutto convincenti i confronti proposti da entrambi gli studiosi con dettagli degli affreschi citati, tredici scene della vita di S. Benedetto presumibilmente completate da altre undici, la cui esecuzione è documentata da pagamenti – solo in parte intestati al pittore portoghese – nel 1438-39, e in particolare con il Miracolo del vino avvelenato, dove compaiono visi virtualmente sovrapponibili a quello del nostro Sant’Antonio abate.
Tra le rare opere attribuibili al Maestro, documentato a Firenze nel 1435 nei pressi di S. Domenico di Fiesole e attivo a stretto contatto con Zanobi Strozzi, l’insieme tuttora da ricostruire da cui provengono i nostri pannelli e, come già suggerito dal Volpe, la tavoletta con San Lorenzo nella Walters Art Gallery di Baltimora, dalla collezione Massarenti, uguale per sagoma, dimensioni e punzonatura alle tavole qui presentate.
È da ricordare infine il recente studio di Anne Leader (Reassessing the murals in the Chiostro degli Aranci, in “The Burlington Magazine” 149, 2007, 1252, pp. 460-470), in cui il ruolo di Giovanni di Consalvo viene ridimensionato e il Maestro del Chiostro viene identificato con Zanobi Strozzi, a stretto contatto con l’Angelico, possibile ideatore delle scene benedettine e autore delle sinopie tradotte a fresco da aiuti. Il ruolo preponderante di Zanobi Strozzi nell’esecuzione del ciclo è sostenuto anche da Everett Fahy e Lawrence Kanter.