SCULTURE E OGGETTI D'ARTE DAL MEDIOEVO ALL'OTTOCENTO

Firenze, 
mer 12 Giugno 2024
Asta Live 1290
41

Taddeo Carlone
(Rovio, 1543 - Genova, 1615)

Taddeo Carlone (attr.)

€ 12.000 / 18.000
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Taddeo Carlone (attr.)

(Rovio 1543 – Genova 1615)

BUSTO VIRILE

1575

scultura in marmo, cm 58x56x28

 

Attributed to Taddeo Carlone, a male bust, 1575, marble

 

Il busto, che effigia un personaggio al momento sconosciuto, sorprendente nella sua sintetica e geometrica astrazione dei volumi, si può attribuire a Taddeo Carlone. Scultore di origine ticinese e figlio d’arte – anche il padre Giovanni fu un prolifico e dotato scultore –, Taddeo fu il protagonista indiscusso della scultura in marmo a Genova nel secondo Cinquecento, come dimostrano le molteplici opere realizzate per la famiglia Doria, tra cui la grandiosa Fontana di Nettuno della Villa del Principe (1599-1601).

È possibile trovare convincenti confronti con i primi numeri del catalogo di Taddeo Carlone e in particolare con due dei celebri sepolcri Doria in Santa Maria della Cella a Sampierdarena, chiesa gentilizia dei Doria e pantheon della famiglia (G. Bozzo, Taddeo Carlone scultore a Genova, 1543-1615. Un brand, Genova 2023, pp. 27-31 cat. V; G. Langosco, Taddeo Carlone e i monumenti Doria della chiesa della Cella: un’impresa dinastica, in Nelle terre del marmo. Maestri e geografia nella scultura del Cinquecento, a cura di A. Bartelletti, G. Donati, A. Galli, Pisa 2023, pp. 265-289). I busti di Giovan Battista Doria (1576-1577) e di Ceva Doria (1578-1581) evidenziano infatti un’identica connotazione fisiognomica con la struttura ossea ben in vista, l’espressività severa e come raggelata, barba e capelli compatti e condotti con sottilissime incisioni, iridi e pupille disegnate; inoltre il busto condivide con i due ritratti doriani eloquenti analogie anche nel modo di realizzare la gorgiera e l’andamento scampanato del collo subito sotto di essa.

Un importante elemento a sostegno dell’origine ligure del busto giunge anche dalla sua provenienza piemontese, un’area che dal punto di vista storico ha sempre risentito, soprattutto in età moderna e in particolare nel campo della scultura in marmo, dell’irraggiamento dell’arte genovese. Il busto infatti era conservato nella villa Fornaca-Lobetti Bodoni a Vische, in provincia di Torino. L’edificio fu fatto costruire, in stile neo-cinquecentesco, a partire dal 1851 dal conte Cesare Renato Birago; dopo vari passaggi di proprietà, intorno al 1930 la villa passò a Guido Fornaca, amministratore delegato della Fiat nei cosiddetti “anni d’oro del Lingotto” (T. Bussetti, Un maestoso edificio. La storica villa di Vische, in “Canavèis”, 24, 2014, pp. 19-22).