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Pietro Ricchi
(Lucca, 1606 - Udine, 1675)

Pietro Ricchi, il Lucchese

€ 18.000 / 22.000
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Pietro Ricchi, il Lucchese

(Lucca, 1606 – Udine, 1675)

DUE GIOVANI IN UN INTERNO A LUME DI CANDELA

olio su tela, cm 85x72

 

TWO YOUNG PEOPLE IN A INTERIOR BY CANDLELIGHT

oil on canvas, cm 85x72

 

Provenienza

Milano, Antichità Sandro Orsi (come da etichetta al retro)

Collezione Miani Angoris Cantoni

Milano, Sotheby’s, 29 maggio 2007, lotto 178

Venezia, San Marco, 18 dicembre 2008, lotto 31

Pesaro, Galleria Altomani

Collezione privata

 

Esposizioni

Le terre della pittura tra Marche e Romagna. A cura di Massimo Pulini. Cesena, Galleria Comunale d’Arte, 25 giugno – 28 agosto 2011, n. 24.

 

Bibliografia

E. Lucchese, Prima e attorno a Tiepolo. Dipinti religiosi di Giovanni Carboncino e Nicola Grassi, in “Vultus Ecclesiae” 8, 2007 (2008), pp. 53-54 e fig. 9; p. 57, note 23-24.

A. Crispo, in Raccolte riservate di grandi antiquari. La collezione Altomani-Ciaroni. Le terre della pittura tra Marche e Romagna. Catalogo della mostra, Cesena 2011, pp. 84-85, n. 24

S. Ferrari, in Pietro Ricchi a lume di candela. L’Inviolata e i suoi artefici. A cura di M. Botteri e C. D’Agostino, Riva del Garda 2013, pp. 111-114, n. 2.

G. Papi, Un capolavoro di Pietro Ricchi a lume di candela, in Entro l’aria bruna d’una camera rinchiusa: studi su Caravaggio e l’ambiente caravaggesco, Napoli 2016, p. 236, fig. 4.

 

Come da tempo accertato da quanti si sono occupati del pittore lucchese, il dipinto qui presentato costituisce la terza versione di un soggetto affrontato da Pietro Ricchi in due esemplari autografi catalogati per la prima volta da Paolo del Poggetto (Pietro Ricchi 1606-1675, Rimini 1996, p. 334, schede 207 e 208) e commentati da Sergio Marinelli in occasione della monografica curata da Marina Bottari Ottaviani (Ascesa e declino di Pietro Ricchi. In Pietro Ricchi 1606-1675 (Riva del Garda 1996-97). Catalogo della mostra, Milano 1996, pp. 159-60, figg. 138-139), dopo che Massimo Pulini ne aveva dato notizia (La mano cangiante di Pietro Ricchi, in “Arte Documento” 9, 1995, p. 125, figg. 13-14; pp. 130-31, nota 16).

Si tratta in effetti di una delle invenzioni più fortunate dell’artista: Ricchi declina in maniera personalissima un tema che trova le sue ascendenze nel caravaggismo francese, verosimilmente conosciuto nel corso del soggiorno tra Lione e la Provenza compiuto nei primi anni Trenta.

Anche per questo motivo, evidentemente, Sergio Marinelli ne aveva proposto una datazione a quegli anni, subito prima del ritorno a Milano nel 1634. Le stesse soluzioni di lume, unite a una stesura liquida e veloce, si rilevano anche nel David esposto nel 1996 dalla collezione di Pierre Rosenberg (p. 352, n. 60; scheda di Roberto Contini), paragonabile anche nel costume di scena al nostro protagonista maschile.

Più recentemente Susanna Ferrari (2011) ne ha sottolineato il legame con autorevoli modelli reperibili nella pittura bresciana del Cinquecento, in particolare in opere pubbliche del Romanino, posticipando la datazione agli anni trascorsi a Brescia (1635-1652) ricchi di opere per quel territorio fino a Riva del Garda.

L’esistenza di più versioni accertate dalla critica, cui si aggiungono repliche di minore qualità passate sul mercato antiquario, non facilita l’accertamento di questa questione, e ribadisce invece la persistenza del gusto per la pittura “a lume di candela” anche oltre la metà del secolo.