ARCADE I DIPINTI DAL SECOLO XVI AL XVIII

Firenze, 
gio 3 Ottobre 2024
Asta Live 1324
151

Artista attivo a Ferrara nella seconda metà del sec. XVI

€ 4.000 / 6.000
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Artista attivo a Ferrara nella seconda metà del sec. XVI

ADORAZIONE DEI MAGI

olio su tela cm 130,5x99,5

 

Ferrarese artist, second half 16th century

THE ADORATION OF THE MAGI

oil on canvas, cm 130,5x99,5

 

La composizione ben studiata e bilanciata nella quale si colloca la scena evangelica dell’Adorazione dei Magi unita all’atmosfera fiabesca che caratterizza il paesaggio con il corteo ancora in lontananza, riprende i canoni artistici che nei primi anni del Cinquecento iniziarono a delinearsi nella città estense di Ferrara.

 

Il passaggio tra Quattrocento e Cinquecento segna per la cultura artistica ferrarese un drastico cambiamento di stampo prettamente religioso, sotto quel rinnovamento spirituale e morale che identifica la società dell’epoca. L’arrivo in città di artisti stranieri e delle novità che portavano, iniziarono ben presto ad accostarsi a quel lessico fantastico, letterario ed intellettuale che animava le botteghe locali già nella seconda metà del Quattrocento e che ebbe come suoi capisaldi, maestri di eccezionale estro creativo come Cosmè Tura, Francesco Cossa ed Ercole de’ Roberti.

Tra le caratteristiche proposte dalle differenti personalità che popolarono la scena artistica locale, come Giovan Battista Benvenuti, detto l’Ortolano, i fratelli Dosso e Battista Dossi e Ludovico Mazzolino, la naturalezza con la quale sono stati dipinti i volti dei personaggi principali, in particolare il San Giuseppe, ci portano a ricercare la maestranza autrice della tela nella cerchia dei pittori affini alle idee stilistiche di Benvenuto Tisi, detto il Garofalo.

 

Formatosi presso la bottega del cremonese Boccaccio Boccaccino, le prime creazioni pittoriche del Tisi sono influenzate dalla collaborazione con il conterraneo Lorenzo Costa e dai due soggiorni romani, rispettivamente del 1500 e del 1505, dove ebbe modo di studiare le opere di Raffaello.

La vivacità della corte estense, alimentata dal mecenatismo del duca Alfonso I d’Este, gli permise di entrare in diretto contatto con Tiziano e Fra Bartolomeo, chiamati in città fin dal 1516, e di apprendere le innovazioni stilistiche di Raffaello nei quadri che gli furono commissionati per il camerino delle pitture.

Per quanto riguarda la matrice giorgionesca, importanti saranno i viaggi effettuati a Venezia, interrotti bruscamente a causa dello scoppio della guerra contro la Lega di Cambrai.

 

Se gli studi sulla pittura del Garofalo sono qui esemplificati dai lineamenti dei volti, il nostro artista sembra ancora essere fortemente legato alla tradizione locale, proponendo per le vesti delle figure in primo piano l’uso di panneggi metallici con ampie e taglienti pieghe, tipici di quella cultura quattrocentesca che ebbe molto successo in città.