ARCADE I DIPINTI DAL SECOLO XVI AL XVIII

Firenze, 
gio 3 Ottobre 2024
Asta Live 1324
149

Pittore dell'Italia settentrionale, sec. XVII

€ 15.000 / 20.000
Stima

Pittore dell'Italia settentrionale, sec. XVII

NATURA MORTA DI CACCIAGIONE CON FIGURA

olio su tela, cm 137,5x194,5

 

North italian painter, 17th century

WILD GAME WITH A FIGURES

oil on canvas, cm 137,5x194,5

 

La minuziosità di dettagli con la quale è raffigurata la scena di caccia qui presentata, rispecchia quanto si era sviluppato nella natura morta genovese nel corso del XVII secolo.

 

Il contatto tra la culturale locale e la nutrita colonia di fiamminghi trapiantati in città innescarono un sostanziale cambiamento nel genere della natura morta, portando figure come Frans Snyders o Sinibaldo Scorza ad impostare le proprie opere basandole sullo studio dal vero di animali e cacciagioni.

Furono soprattutto i dipinti di Pieter Aertsen ad ispirare i pittori genovesi, introducendo nelle rappresentazioni di cacce sia un nuovo modo di ritrarre la selvaggina, sia la possibilità di aggiungere nelle composizioni oggetti inanimati come ceste, terrecotte e rami.

 

L’accuratezza con la quale è stato raffigurato il piumaggio dei volatili, così come le lumeggiature morbide che caratterizzano il vello della lepre, sono motivi ricorrenti dei dipinti attribuibili alla famiglia dei Cassana.

 

Giovanni Francesco Cassana (Cassana, 1611 – Mirandola, 1690) fu un pittore genovese, allievo di Bernardo Strozzi. Trasferitosi a Venezia, ebbe quattro figli: Giovanni Agostino (Venezia, 1658 – Genova, 1720), Niccolò (Venezia, 1659 – Londra, 1714), Giovanni Battista (Venezia, 1668 – Mirandola, 1738) e Maria Teresa.

Tutti quanti ereditarono la passione paterna per la pittura, specializzandosi in diversi generi pittorici. Tra questi fu Giovanni Agostino a dedicarsi maggiormente alla rappresentazione di natura morta, seguito dal fratello minore Giovanni Battista.

 

Dalla pittura dei Cassana, così come in altri artisti genovesi o attivi a Genova nello stesso periodo (tra i quali si ricorda Jan Roos, italianizzato Giovanni Rosa), il nostro pittore riprende anche quell’aspetto iconografico, direttamente connesso ai rilievi ellenistici e ai mosaici romani, in cui l’homo necans (l’uomo assassino) presenta i suoi trofei inserendoli in una nuova idea della natura morta, trasferita nella dinamica di animali vivi, colti nel divenire della natura. Ed è sotto questo aspetto che la lepre esala qui il suo ultimo respiro e il fagiano cerca frettolosamente di scappare da un destino già segnato.