ALZATA, VENEZIA, MASTRO DOMENICO E COLLABORATORI, 1570 CIRCA
in maiolica dipinta in policromia con blu di cobalto, verde ramina, bruno di manganese, giallo antimonio nei toni del giallo e dell’arancio; diam. cm 25,7, diam. piede cm 13,4, alt. cm 5,5
A FOOTED DISH (ALZATA), VENICE, MASTRO DOMENICO AND COWORKERS, CIRCA 1570
Bibliografia di confronto
C. Ravanelli Guidotti, Omaggio a Venezia. Maioliche veneziane tra Manierismo e Barocco nelle raccolte del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, II, Faenza 1998, n. 4;
D. Thornton, T. Wilson, Italian Renaissance Ceramics, A Catalogue of the British Museum’s Collection, Londra 2009, n. 169;
J. Lessmann, Italienische Majolika aus Goethes Besitz. Bestandskatalog, Klassik Stiftung Weimar, Goethe-Nationalmuseum, Stuttgart 2015, pp. 217-230;
E. K. Swietlicka, Maiolica veneziana nelle collezioni polacche. Nuove attribuzioni, iconografia, interpretazioni, in “La maiolica italiana del Rinascimento, studi e ricerche”, Atti del convegno Internazionale, Assisi 9-11 settembre 2016, G. Busti, M. Cesaretti, F. Cocchi (a cura di), Turnhout 2019, pp. 120-121
La coppa ha forma emisferica su alto piede con largo cavetto piano che si alza in una tesa appena arrotondata e orlo arrotondato listato di giallo. Sul fronte una scena istoriata con tre personaggi: a sinistra Vulcano intento a foggiare sull’incudine, mentre sulla destra Venere che stringe teneramente la mano di Cupido per evitare che si accosti troppo. Alle spalle del dio la fornace architettonica in cui arde il fuoco e ancora un’ampia quinta con colonne, mentre a destra si apre un paesaggio con una città turrita con case dai tetti spioventi. Come d’uso nella maiolica istoriata il pittore ha attinto per realizzare la scena da una stampa di Marco Dente (Bartsch XIV.184.227) che raffigura la Fucina di Vulcano, utilizzando però solo alcuni dei personaggi e inserendoli in un paesaggio di più ampio respiro. Lo stile pittorico è quello della bottega di Mastro Domenico tra il 1555 e il 1575, e l’attribuzione alla bottega veneziana si basa anche sulla qualità della mano, che ritroviamo solo in alcune opere istoriate con figure, soprattutto femminili, con la pelle sottile chiara, quasi eburnea, ma anche sapienti tocchi di bianco di stagno a sottolineare alcuni minimi particolari, come ad esempio le dita dei piedi dei personaggi o l’uso del verde scuro in alcune parti del piatto. Il volto di Vulcano e i tratti sottolineati con il manganese nel volto di Venere li ritroviamo in alcuni dei ritratti tipici delle opere a forma chiusa della bottega, ma anche nei rari piatti firmati dal maestro, come il grande piatto del “1568”, del Museo di Faenza. La parte “istoriata”, quasi urbinate, come pure la morfologia dell’opera trovano un confronto illustre in una nota coppa a fondo giallo di Xanto Avelli del British Museum di Londra (inv. n. 1878,1230.373), più prossima all’incisione. La presenza degli elementi architettonici, delle architetture con i tetti spioventi e altri elementi, che troviamo raffigurati ad esempio nella coppa con piede tagliato del Museo Tarnów in Polonia (inv. n. MT.II.353), o ancora il confronto con la figura di Cupido in un piatto del Castello Reale di Wawel (inv. n. 1752), dove anche le figure femminili sembrano corrispondere alla soavità della protagonista della nostra coppa, ci confortano nell’attribuzione.