IMPORTANTI MAIOLICHE RINASCIMENTALI

Firenze, 
mer 2 Ottobre 2024
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VASO BIANSATO, MONTELUPO, SECONDA METÀ SECOLO XVII

€ 4.000 / 6.000
Stima

VASO BIANSATO, MONTELUPO, SECONDA METÀ SECOLO XVII

in maiolica decorata in policromia con azzurro, blu, verde, giallo, giallo-arancio e bruno di manganese; alt. cm 31,2, diam. bocca cm 12,2, diam. piede cm 13

 

A TWO-HANDLED VASE, MONTELUPO, SECOND HALF 17TH CENTURY

 

Bibliografia di confronto

F. Berti, Storia della ceramica di Montelupo, III, Montelupo 1997, p. 319 nn. 207-209;

F. Berti, La farmacia storica fiorentina. I “fornimenti” in maiolica di Montelupo (secc. XV-XVIII), Firenze 2010, p. 97 figg. 80-82;

M. Marini, G. Piccardi, Vasellame farmaceutico con emblema Medici e altre possibili dotazioni di corte, in “Unguenta solis. Ceramica da farmacia tra medioevo e età moderna”, Atti del XLI convegno internazionale della Ceramica, Savona 2008, pp. 63-82

 

Il vaso apotecario presenta corpo ovoidale, imboccatura larga ed estroflessa e base con piede a disco; dai fianchi si dipartono due anse plastiche a forma di “drago”, dipinte in policromia, mentre sul fronte in alto si eleva il beccuccio per la fuoriuscita dei liquidi, ornato da un piccolo mascherone dipinto. L’intera superficie dei vasi è dipinta con un decoro a raffaellesche con figure di grandi dimensioni, interrotto sul fronte un emblema araldico riferibile alla famiglia Medici-Asburgo. Al di sotto il cartiglio farmaceutico in cornice architettonica con decori in tocchi di verde e giallo reca la scritta in caratteri capitali S.D.ISAPI.

Il decoro a raffaellesche è stato analizzato da Fausto Berti, il quale sottolinea come il tessuto decorativo presenti soltanto aspetti accessori in comune con i coevi e precedenti prodotti urbinati, in perfetta sintonia con la tradizione pittorica di Montelupo, incline ad interpretarne i canoni con piglio proprio ed originale. “Figure più grandi – scrive al riguardo Berti – a volte quasi eccessive, sono dipinte ricorrendo allo spolvero singolo; ogni ritocco e riempimento figurativo è eseguito a mano libera, giocato secondo l’assoluta, libera interpretazione di un canovaccio compositivo che si ispira agli affreschi tardomanieristi e barocchi su fondo bianco che ricoprono le pareti dei palazzi fiorentini, a cominciare da quello della Signoria”.

A tal proposito un’attenzione particolare riguarda la cosiddetta fonderia medicea, cui fa riferimento l’emblema sul fronte del vaso. La corte fiorentina aveva infatti una propria farmacia fina dal 1540 per le necessità interna, che metteva però anche a disposizione i preparati con chiaro intento propagandistico. Tale attività durò per circa due secoli, ma la spezieria vera e propria fu organizzata solo tra il 1634 e il 1636, dapprima riservata in un sottotetto e poi ampliata su ben tre piani a partire dal 1672. Uno studio dettagliato in merito ci è stato fornito da Marino Marini, che, attraverso i vari nuclei ceramici nel tempo e grazie all’analisi degli emblemi fornisce preziose informazioni per la definizione di quest’opera. L’emblema non sormontato da corona risale al periodo Medici- Asburgo, quando la produzione montelupina dedicata ai regnanti è particolarmente vasta, con fornimenti particolarmente diversificati nel decoro e non destinati necessariamente al Palazzo, ma forse anche ad altre residenze che ospitavano la famiglia.