ARCADE I DIPINTI DAL SECOLO XVI AL XVIII E OPERE DALLA RACCOLTA DI ANTONIO PAOLUCCI

30

Leandro Da Ponte Bassano
(Bassano del grappa, 1557 - Venezia, 1622)

Leandro da Ponte, detto Leandro Bassano

€ 8.000 / 12.000
Stima

Leandro da Ponte, detto Leandro Bassano

(Bassano del Grappa, 1557 – Venezia,1622)

SCENA CAMPESTRE

olio su tela, cm 134,5x184,5

firmato "LEANDER FILIUS"  in basso a destra

 

COUNTRY SCENE

oil on canvas, 134.5x184.5 cm

signed "LEANDER FILIUS" lower right

 

Come confermato da Alessandro Ballarin, che vivamente ringraziamo, è senza dubbio il giovane Leandro l’autore di questa scena contadina forse ideata da Jacopo ma eseguita in massima parte dal suo terzogenito: la sua firma (…. LEANDER FILIUS) disposta su due righe, la prima delle quali di difficile interpretazione, si intravede infatti in basso a destra accanto al piede del pastore addormentato.

Si tratta dunque di un’opera della prima giovinezza di Leandro Bassano, che sappiamo attivo nella bottega paterna fino al trasferimento a Venezia nel 1584 o, al più tardi nel 1588.

In quell’anno Leandro risulta infatti iscritto alla Fraglia dei pittori veneziani, e invece del tutto assente dai registri delle imposte della città natale. A Venezia, dove era stato insieme al padre nel 1577-78, inizia una proficua carriera come autore di ritratti e di pale d’altare, non senza tornare ripetutamente sulle invenzioni paterne, dal ciclo dedicato a Noè e alla costruzione dell’Arca, a quello dei Mesi e delle Stagioni (Vienna, Kunsthistorisches Museum) a cui, per molti aspetti, si appoggia la nostra composizione.

Le spighe raccolte in fasci in primo piano a sinistra, i buoi aggiogati al carretto sullo sfondo alludono certamente a lavori estivi sospesi per una siesta: quasi tutti i personaggi sono infatti addormentati, ma non per questo allentano la presa su bastoni e pezzi di legno di incerta funzione.

Caratteristica del giovane Leandro è l’accentuazione delle ombre in contrasto con la vivacità dei colori e delle lumeggiature, che risaltano nell’ambiente cupo. Anche lo sfondo montuoso inquadrato da una quinta arborea e dal fronte di una villa ritorna identico nel suo paesaggio con Atteone sbranato dai cani nel museo di Berlino, della metà degli anni Ottanta.

Inedito e non replicato, verosimilmente appoggiato a un’invenzione di Jacopo e forse col suo intervento o almeno la sua supervisione, il dipinto qui offerto costituisce un’aggiunta significativa al catalogo di Leandro e contribuisce a una migliore conoscenza della sua prima attività nella bottega del padre.

Esposizioni: