Pietro Cappelli
(Napoli, 1700 - 1727)
CAPRICCIO ARCHITETTONICO
olio su tela, cm 158,5x211
ARCHITECTURAL CAPRICCIO
oil on canvas, 158.5x211 cm
Bibliografia di confronto
H. Voss, Panninesque paintings before Pannini, in "Apollo", 1926, pp. 332-336
G. Sestieri, Il Capriccio architettonico in Italia nel XVII e XVIII secolo, vol. I, 2015, pp. 132-147
L’opera è accompagnata da un expertise di Giancarlo Sestieri.
“Il complesso Capriccio architettonico costituisce una significativa nuova acquisizione per il catalogo di Pietro Cappelli (Roma ? – Napoli, 1724), la cui variegata personalità è stata solo di recente messa a fuoco, come ho potuto sintetizzare con il supporto di un nutrito corredo fotografico nella pubblicazione Il Capriccio architettonico in Italia nel XVII e XVIII secolo (2015, vol. I., pp. 132-147). Si tratta senza dubbio di uno dei più interessanti recuperi in generale in tale ambito iconografico e in particolare in quel filone imperniato su ‘capricci architettonici’ che si ergono per lo più su banchine naturali con sfondi di marine, che ebbe larga diffusione a Napoli nella prima metà del Settecento, con Leonardo Coccorante e Gennaro Greco come maggiori protagonisti.
Dei quali due Pietro fu valido e più estroso ma meno fortunato antagonista, come riportato con il suo abituale gusto aneddotico da B. De Dominici (Vite de’ Pittori e Scultori, Napoli 1764, III, pp. 565-567) scrivendo che ‘Pietro Cappelli fu figliuolo di Giuseppe, che fu Romano, e che dipinse per molti anni le vedute nelle scene di Teatro di S. Bartolomeo, facendovi anche da Ingegnero. Ma Pietro si applicò a dipingere Architetture, e Prospettive ad olio, ed apprese così bene le regole loro, che con grandissima facilità le dipingeva; E veramente ebbe tal dono dalla natura, che partoriva su le tele pensieri così eroici in tale materia, per la magnificenza dell’Architettura, che faceva stupire quei Professori che lo miravano disegnare le sue Prospettive, le quali con velocità inarrivabile dipingeva alla prima, e con pochi ritocchi nel tirarvi le linee dava finito il quadro. […] Ebbe maniera forte, e fu né scuri un poco soverchio amico della terra negra; laonde non ebbe quella bellezza di tinte, che usa oggi giorno il virtuoso Pittore di Architetture, e vedute Lionardo Coccorante, da lui biasimato come pittore di poche invenzioni’.
La paternità del Cappelli per il Capriccio qui preso in esame si desume con chiara evidenza dal riscontro della complessa inventiva, più verosimile che realistica nella sua impostazione scenografica, unitamente all’impronta stilistica e pittorica con cui sono resi i vari parametri, trovando poi uno strettissimo raffronto nel ‘Capriccio’ firmato per esteso, già presso la galleria antiquaria Parenza di Roma e forse proveniente dallo Schoss Grenburg in Austria (2015, op. cit., I, cat. n. 9, pp. 136-137). Ma nonostante tali positive peculiarità, forse a causa dell’eccessivo eclettismo in inventive fantasiose e dell’essere ‘negli scuri soverchio amico della terra negra’, come scrive il De Dominici, il Cappelli non solo ebbe un gran successo in vita, ma fu quasi dimenticato dalla critica contemporanea. Invero il Cappelli era già stato debitamente presentato in un antesignano articolo da Hermann Voss (Panninesque paintings before Pannini, in “Apollo”, 1926, pp. 332-336), a cui solo a distanza di 70 anni era seguita una sua giusta riconsiderazione (Catalogo della mostra Capolavori in festa. Effimero Barocco a Largo di Palazzo 1683-1759, Electa, Napoli 1997, n. 131, a cura di I. Rochx, R. Lattuada), in cui fu esposto uno dei suoi più rilevanti capricci, per lungo tempo in deposito al Museo Boymans di Rotterdam e poi venduto alla Sotheby’s di Londra il 15 aprile 2011 (2015, op. cit., fig. 1, p. 132). Rispetto al quale quadro nel presente esempio compare un pinnacolo o piccola piramide che rimanda chiaramente all’ambito bolognese, avvalorando l’ipotesi che il Cappelli abbia soggiornato a Bologna ai fini di un suo perfezionamento, con un’utile apprensione delle determinazioni innovazioni dei Bibbiena, estese da lui stesso dal campo teatrale a quello pittorico".