Pseudo Salini (Maestro dei Giochi infantili/Maestro degli Armenti)
(attivo nel sec. XVII)
GIOCATORI DI CARTE IN UN INTERNO
olio su tela, cm 145,5x195
CARD PLAYERS IN AN INTERIOR
oil on canvas, 145.5x195 cm
Bibliografia di confronto
V. Markova, Alcune nuove proposte per Tommaso Salini, in “Paragone”, LX, 1989, 475, pp. 26-41;
V. Markova, Tommaso Salini: qualche nota sui “Giochi dei fanciulli”, in “Paragone”, LIII, 2002, 44, pp. 53-56;
F. Paliaga, Sui dipinti di genere con animali vivi attribuiti a Tommaso Salini, in "Atti delle Giornate di Studi sul Caravaggio e il naturalismo nella Toscana del Seicento", Pontedera 2009, pp. 117-144;
G. Papi, Qualche riferimento cronologico per il Maestro degli Armenti, in "Un misto di grano e di pula. Scritti su Caravaggio e l’ambiente caravaggesco", Roma 2020, pp. 256-65.
Inedito e non replicato, il bel dipinto qui proposto si lega a una serie di tele, simili per soggetto e composizione e addirittura unite nell’uso degli stessi modelli per i protagonisti della scena, pubblicate per la prima volta da Viktoria Markova come opere di Tommaso Salini e più recentemente da Gianni Papi come parte di un gruppo più ampio provvisoriamente intitolato al “Maestro degli Armenti”. La questione si lega a quella, assai controversa, della ricostruzione di Tommaso Salini - autore documentato di pale d’altare nello stile di Giovanni Baglione - come pittore di scene profane, oltre che di natura morta: tema, anche questo, assai dibattuto e con esiti divergenti. A Tommaso Salini pittore di figura fu dedicato nel 1989 buona parte del fascicolo 475 della rivista “Paragone” con interventi, appunto della Markova (Alcune nuove proposte per Tommaso Salini), di Mina Gregori (Altre aggiunte a Tommaso Salini) e di Gianni Papi (Un tema caravaggesco dai quadri figurati di Tommaso Salini). È appunto nel saggio citato che la Markova rese noto (fig. 36) il bellissimo dipinto a Locko Park, Derbyshire, collezione Drury Lane, raffigurante una scena di interno con ragazzi che giocano con un gatto e un topo (o piuttosto li tormentano…). A questo veniva poi accostato, in maniera non del tutto convincente, una serie di scene all’aperto in cui pecore e animali da cortile accompagnano i giovani protagonisti: un gruppo, quest’ultimo, poco omogeneo e messo giustamente in discussione da Franco Paliaga che ne riferiva alcuni numeri allo “Pseudo Salini”e altri a uno o più artisti, fra cui i Cassana. Più recentemente, una parte di esso è stato intitolato da Gianni Papi all’ancora ignoto “Maestro degli Armenti”. Più rilevante, ai fini del nostro dipinto, è comunque il confronto con una serie di opere pubblicate dalla Markova nel 2002: il suo nuovo intervento presentava come opere di Tommaso Salini varie scene di interno in cui vari giovani si dedicano a giochi di carte e di dadi. Oltre al dipinto a Locko Park, nuovamente illustrato (fig. 30) era qui pubblicato il bel dipinto a Roma in collezione Patrizi (fig. 31), in cui la figura del giovane a sinistra nella composizione è immediatamente confrontabile a quella in posizione analoga nella nostra tela, e un altro dipinto di ignota ubicazione (fig. 34) in cui i protagonisti di un gioco di dadi sono virtualmente sovrapponibili ai nostri. A questi è poi da aggiungere un dipinto nel Kadrioru Kunstimuuseum di Tallinn pubblicato da Marco Riccomini (Fuga in Livonia, in “Paragone”, 2011, 741, pp. 54-58, fig. 50) come “Tommaso Salini (?)”, che insieme al dipinto Patrizi costituisce il trait d’union con il gruppo caratterizzato dalla presenza di animali da cortile o, più esattamente, con una parte di esso. Il riscontro più pertinente per la nostra tela è però quello immediatamente istituibile con la scena di interno ispirata a una favola di Esopo (di nuovo ragazzi che tormentano animali…) venduta a Londra da Sotheby’s (4 luglio 2019, lot 160) come opera di Salini, dove i tratti della ragazzina in giallo coincidono esattamente con quelli del ragazzo dal berretto rosso nel nostro dipinto, tanto da postularne l’esecuzione dallo stesso modello ripreso dal vero. Insieme alla tela in collezione Patrizi (indicata come in asta da Dorotheum) e ad altre con figure e animali in parte inedite, questo dipinto è stato infine pubblicato (fig. 8) da Gianni Papi come opera del Maestro degli Armenti quando, nel 2020, lo studioso è tornato sulla questione sottolineando la presenza ricorrente, nelle scene di interno, del gruppo del gatto e della scimmia tratti da una favola di Esopo ripresa anche da La Fontaine. Un argomento forse non del tutto solido per riunire un gruppo che Papi stesso, come già Franco Paliaga, ipotizza riconducibile a mani diverse, attive con distinte specialità in una o più botteghe tra loro adiacenti.