DIPINTI ANTICHI

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Viviano Codazzi e pittore bambocciante del XVII secolo

€ 8.000 / 12.000
Stima

Viviano Codazzi e pittore bambocciante del XVII secolo

(Taleggio, Bergamo, c. 1606 – Roma, 1670)

BASILICA DI MASSENZIO

olio su tela, cm 96x136

 

BASILICA OF MAXENTIUS

oil on canvas, 96x136 cm

 

Bibliografia di confronto

I Bamboccianti. Pittori della vita popolare del Seicento, catalogo della mostra a cura di G. Briganti (Roma, Palazzo Massimo alla Colonna, maggio 1950), Roma 1950;

D. R. Marshall, Viviano and Niccolò Codazzi and the baroque architectural fantasy, Milano - Roma 1993;

V. Busiri, Andrea Jacob de Heusch (1656 - 1701): un pittore olandese a Roma detto il "copia", Roma 1997.

 
L'opera è accompagnata da un expertise di Maria Rosaria Nappi di cui si riportano alcuni estratti e da un parere di David Ryley Marshall.

“Il testo che segue propone di riferire il dipinto a Viviano Codazzi con un collaboratore con una data di esecuzione agli anni fra il 1645 e il 1655 circa. La composizione mette in luce il rapporto di Codazzi con le rovine dell’antico offrendoci la possibilità di interpretare la cultura degli artisti stranieri e italiani che si avvicinavano alla grandiosità del passato di Roma. L’opera è giunta fino a noi corredata da un cartiglio che, durante il rifodero cui è stata sottoposta, forse negli anni 70 del Novecento, deve essere stato staccato dalla vecchia tela e incollato sul retro della cornice, per questo si è danneggiato soprattutto ai bordi. Resta tuttavia quasi del tutto leggibile il testo che riporta un’attribuzione a Jan Asselijn (1610-1652) […]. Il riferimento antico al pittore fiammingo, che giunse in Italia nel 1635 per restarvi fino al 1645, è dovuto alla chiara ascendenza nordica delle figure e agli stretti rapporti che rivelano con l’ambito dei Bamboccianti cui Asselijn si avvicinò a Roma. Il vivace gruppo di pittori riuniti intorno alla grande personalità di Peter Van Laer, detto il Bamboccio (1599-1642), si costituì in una sorta di società quella dei Bentvueghels, che prevedeva riti di iniziazione di stampo goliardico e raccolse innumerevoli pittori fiamminghi e francesi dediti alla rappresentazione della realtà urbana e rurale delle classi più povere.[…] L’opera che stiamo esaminando rivela una dominante concentrazione sulla basilica di Costantino e Massenzio e sugli elementi architettonici reali e d’invenzione, caratteristica specifica dell’opera di Viviano Codazzi, creatore di un genere, il capriccio architettonico, che si diffuse nella seconda metà del Seicento. Ma l’estensore del nostro cartellino non aveva molte possibilità di conoscere in modo approfondito la personalità di Codazzi che, come molti artisti dediti prevalentemente all’esecuzione di tele di piccole e medie dimensioni, ha visto la sua opera disperdersi in case private e con il tempo in diverse città e stati. Tranne pochi casi, come i lavori eseguiti a Napoli per i monaci della Certosa di san Martino, ancora visibili sulla parete per cui sono stati realizzati, le altre opere erano all’epoca difficilmente reperibili. Con il nostro anonimo bravo predecessore concordiamo sul fatto che personaggi e animali possono essere stati eseguiti intorno al 1640-1650, anni in cui a Roma si incrociavano molti Bamboccianti e per questo l’autore andrà ricercato in quell’ambito escludendo così la possibilità che la parte architettonica, naturalmente realizzata in precedenza, sia di Niccolò, nato nel 1642. […] Il quadro qui descritto è molto simile nell’impostazione a quello con lo stesso soggetto del Museo di Besançon (Marshall VC25, cm. 178x228) siglato e datato 1641, che ha una seconda versione, passata sul mercato (Marshall VC26; olio su tela, cm. 174x230), siglato e datato 164 (2?3?) sul frontone in rovina in basso a destra. Le composizioni mostrano la basilica vista frontalmente e il pronao di un tempio con architrave dorico di scorcio a sinistra. Un altro dipinto di dimensioni molto simili a questo (Marshall VC 86, Collezione privata, cm. 78x136,) presenta la basilica vista frontalmente inquadrata in una finestra ovale, con tutte le colonne in situ e le pareti del secondo registro ancora relativamente complete. L’ipotesi di attribuire il dipinto a Viviano e a un collaboratore è stata condivisa anche da David Marshall, come l’idea che le architetture romane siano state dipinte intorno al decennio centrale del secolo”.