Puccio Duni e i Mobili Grigi di Ettore Sottsass - Intervista a Puccio Duni. Firenze, 9 novembre 2024

Puccio Duni inizia a lavorare per la Poltronova di Sergio Cammilli il primo gennaio del 1970, occupandosi del settore commerciale. Vi rimarrà fino al giugno del 1971 quando prende in gestione, assieme a Paolo Stefani, il negozio Design Center, primo e unico punto vendita Poltronova a Firenze. Lo lascia tre anni dopo per aprire una nuova straordinaria sede espositiva disegnata da Carlo Scarpa, International Design, che, fino al 1998, diffonderà la migliore cultura del design internazionale a Firenze. Gli anni seguenti sono per Puccio quelli di nuove avventure commerciali, delle numerose consulenze alle principali aziende italiane, quelli del Compasso d’Oro alla Carriera del 2014 e di un sempre più diffuso riconoscimento come fondamentale esperto di design moderno e contemporaneo. Quanto vorremmo ripercorrere nell’intervista che segue riguarda un solo anno di questo mezzo secolo di storia, il 1970, quando, al suo ingresso in Poltronova, Puccio si imbatte da subito in una questione non da poco: presentare per la prima volta al grande pubblico, alla stampa e al mercato, i Mobili Grigi di Ettore Sottsass, appena terminati e pronti per essere esposti all’Eurodomus di Milano.  


PD

In realtà, il mio primo impegno pubblico per Poltronova è stato al Salone di Colonia nel gennaio 1970, dove l’azienda aveva un bellissimo stand nel quale presentava molti pezzi della più recente produzione. Quello che destò più stupore fu la poltrona Mies di Archizoom. Era un continuo chiedere was ist das? Tanto che avevo smesso di rispondere e lasciavo che il pubblico indovinasse. Saltavano fuori le ipotesi più assurde. La più divertente quella di una signora convinta che fosse un asse da stiro. Il Salone di Colonia era bello, importante in quegli anni. Assieme a quello di Milano, era l’occasione europea più rilevante per mostrare al mondo le nuove produzioni, non necessariamente quelle più sperimentali e innovative, piuttosto quelle che si ritenevano più interessanti dal punto di vista commerciale. Il fatto è che i prodotti Poltronova erano quasi tutti sperimentali per cui l’attenzione del pubblico era garantita, le vendite di meno. A Colonia, lo stand presentava vari arredi: dal Saratoga di Vignelli a un frammento di Cubotto di Mangiarotti. Nulla ancora dei Mobili Grigi che vennero presentati all’Eurodomus di Milano, con il marchio Design Center, pochi mesi dopo, in maggio. Eurodomus era tutt’altra cosa rispetto ai Saloni di Milano e Colonia. A Eurodomus le aziende erano chiamate a presentare i propri prodotti di ricerca, le innovazioni in campo tecnico ed estetico. Fu durante questa edizione, ad esempio, che Cassina presentò la poltrona Memoria dello Studio Arditi o che BBB Bonacina presentò Dado e Vite di De Pas, D’Urbino, Lomazzi. Progetti straordinari in termini di sperimentazione, che però hanno avuto poca diffusione. Del resto, non era negli obiettivi di Eurodomus la commercializzazione, e devo dire che le aziende migliori riuscivano a capire questo spirito molto bene. Ed anche il pubblico lo capiva. Molto meno lo capivano architetti e critica, ma su questo vorrei tornare proprio a proposito dei Mobili Grigi e del modo in cui certa critica accolse questo straordinario progetto.


Quando i Mobili Grigi arrivarono a Eurodomus tu li conoscevi già? Avevi seguito la produzione? Insomma, avevi chiaro di cosa si trattasse e ti eri fatto un’idea di quali potessero essere le reazioni del pubblico?


PD

Quando i Mobili Grigi arrivarono a Eurodomus, né io né nessun altro li aveva visti montati e raccolti in un allestimento che li comprendeva tutti, neppure Ettore Sottsass e Sergio Cammilli presumo. In azienda se ne parlava, ma non avendo seguito io la produzione sapevo ben poco di cosa fosse davvero in cantiere. Mi sembra di ricordare che le scocche in vetroresina erano state realizzate vicino Carrara da un costruttore di scafi. Ricordo poi che in fabbrica circolavano queste strane forme grigie per essere assemblate alle parti in plastica che dovevano contenere le luci. Per la prima volta però ho visto tutti gli arredi completati a Milano, nello stand di Eurodomus, ed ammetto che sono rimasto molto colpito dalla forza dell’insieme. Ero in parte orgoglioso e in parte impaurito di rappresentare un prodotto tanto radicale e provocatorio. Lo stand era grande e piuttosto buio, illuminato solo dai neon colorati degli arredi. C’erano tutti, il letto, il tavolo, gli armadi, le librerie, le lampade e lo specchio, a costruire uno spazio davvero unico e straniante. L’inaugurazione si svolse in modo abbastanza tranquillo. Il pubblico era numeroso e osservava perplesso l’ambiente. Quella sera inaugurale non ricordo commenti particolari, del resto, erano presenti sia Ettore che il Cammilli impegnati in saluti e conversazioni, e come solitamente accade in occasione delle inaugurazioni non c’è né il tempo né il modo per vedere davvero, o di entrare nel merito delle cose. Purtroppo, sia Ettore che il Cammilli ben presto se ne andarono e mi lasciarono solo a parar colpi spesso durissimi. Dal giorno dopo, infatti, i commenti ci furono eccome. I più duri erano degli architetti, che proprio non capivano, mentre era interessante notare che il pubblico meno competente subiva una strana fascinazione, non dico di apprezzamento, ma certamente una qualche forma di turbamento. Gli architetti no, solo rifiuto, difatti credo che nessun architetto del tempo abbia mai pensato di inserire uno di questi arredi in un proprio progetto. Ettore tornò a Eurodomus alcuni giorni dopo a chiedermi come stava andando e quale mi era sembrata l’accoglienza. Ricordo che riuscii a sorvolare sull’argomento e a passare ad altro. Al Cammilli invece, e per fortuna, non dovevo rendicontare vendite o l’interesse di possibili acquirenti. Come dicevo, non si trattava di una mostra di carattere commerciale. Ovviamente molte aziende prendevano contatti con rivenditori e distributori. Non fu il caso nostro. Sono pertanto certo che di Mobili Grigi (per lo meno nella versione grigia) non solo non ne furono fatti più, e che quei pezzi in mostra furono gli unici prodotti, ma anche che, invenduti, tornarono tutti in azienda e che ci rimasero per lungo tempo.


E che aria tirava in Poltronova al ritorno da Eurodomus? Ovvero, era chiaro a tutti lo scarso interesse commerciale per questi arredi. Quale era la posizione di Sergio Cammilli? Si valutarono modifiche del prodotto, strategie di mercato?

 

PD

Chiusa Eurodomus i Mobili Grigi tornarono in azienda. Sinceramente non ricordo grande sconforto da parte del Cammilli. Ma per capire questo dovremmo parlare a lungo di come era fatto Sergio. A lui del commerciale importava poco, non voleva proprio perder tempo a pensarci. E non gli interessava neppure di incrociare i gusti del pubblico. Voleva solo superarli. La sua cifra non era hic et nunc. Era convinto che i suoi prodotti fossero memorabili, e quindi fatti per domani e sempre. Oggi possiamo dire che, al meno in parte, ci aveva visto giusto. Forse non vale per tutti i pezzi prodotti, ma per molti direi proprio di sì, e sicuramente vale per i Mobili Grigi. Cosa poteva importargli se il pubblico non li comprava? Lui vedeva la loro iconicità, la loro forza e capacità di superare le mode del momento. Recentemente, aste e gallerie hanno avuto il merito di riscoprire e rivalutare questi oggetti, ma al di là del loro valore di mercato oggi, possiamo immaginare che un pezzo come lo specchio Ultrafragola, la lampada Cometa, il letto Elledue, o l’angoliera Unisex, spariscano dall’immaginario pubblico, dalla storia del design e dal sistema delle arti visive? Io credo di no. Eppure, commercialmente non hanno significato nulla. In Poltronova, nei primi anni Settanta, commercialmente, contava solo il Cubotto. Si vendeva poi qualche divano: Saratoga, Stringa, Zelda. Qualche Locus Solus per esterni e un po’ di Michelucci. Poco più. Ricordo di aver fatto una sorta di giro d’Italia, sempre nel 1970, nel tentativo di vendere le Yantra. Riuscii a piazzarle in un solo negozio: a Pescara. Tutto questo per dire che l’azienda stava in piedi soprattutto per l’entusiasmo del Cammilli. Un entusiasmo che ha permesso alla Poltronova, sotto la direzione artistica di Sottsass, di essere l’azienda più audace, innovativa e spregiudicata del settore, in Italia e forse nel mondo. Questo entusiasmo non fu minimamente infranto dall’insuccesso dei Mobili Grigi a Eurodomus. Difatti venne fatto un servizio fotografico bellissimo di Alberto Fioravanti, venne realizzato un catalogo, tutti gli esemplari vennero riprodotti in bianco e presentati al Salone del Mobile di Milano in autunno. Direi quindi, tutt’altro che una resa, un rilancio piuttosto.


Al Salone di Milano, in autunno, i Mobili Grigi vennero ripresentati assieme ad altri arredi dell’azienda in una nuova versione bianca, ma il successo commerciale non decollò. Parallelamente, la collaborazione tra Sottsass e Poltronova si avvicinò alla fine. C’è una relazione, secondo te, tra l’insuccesso del prodotto e la fine della collaborazione?


PD

Nel 1970, al Salone di Milano, lo spazio riservato alla Poltronova era ancora tra i più importanti: il corridoio centrale del Padiglione Trenta al terzo piano, lo spazio dove era necessario essere per avere davvero visibilità. La Poltronova in quell’occasione presentò vari arredi accanto ai Mobili Grigi, adesso bianchi, ancora una volta bellissimi e ancora una volta invendibili. Lo sapevamo bene e non era tra le nostre preoccupazioni. Difatti erano stati nuovamente prodotti pochissimi esemplari. Credo che ad esclusione della Cometa e dell’Ultrafragola, che non è mai uscita di produzione, si possa parlare di massimo dieci esemplari prodotti. Per quanto mi riguarda devo ahimè anche ammettere che, a parte l’Ultrafragola, non ne ho mai visto vendere uno, neanche quando, nel 1971, ho aperto il mio negozio Design Center e ho ben posizionato in mostra il letto Elledue, convinto di potercela fare. Nulla. Ancora una volta, solo qualche Ultrafragola, e neppure troppi, uno, due, forse tre in tre anni. L’Elledue del mio negozio è così tornato nello showroom dell’azienda ed è possibile che sia stato venduto là, a qualche nuova famiglia in cerca di un arredo unico e un po’ folle. Tutto questo per dire che l’insuccesso commerciale è stato sempre messo in conto e che nessuno mai si è davvero stupito di questo. Non so invece dire in quale misura tale insuccesso possa aver influito sulla fine dell’esperienza di Ettore Sottsass alla Poltronova. Può essere, ma tendo a leggere la cosa in modo diverso. Credo che il progetto dei Mobili Grigi sia stato il momento più alto, più maturo e più estremo, della collaborazione tra Ettore e il Cammilli. Dopo questo progetto sarebbe stato difficile proseguire mantenendo un livello di ricerca tale. Soprattutto in una fase in cui l’innovazione estetica e tecnica delle principali industrie di mobili si stava progressivamente omologando. In questo senso appare estremamente interessante che la collaborazione si sia conclusa così, nella sua forma più alta, sperimentale, coraggiosa, quasi magica.


Si conclude la collaborazione, ma non la ricerca di Ettore Sottssass rispetto agli arredi in vetroresina, dei quali continua ad esplorare le potenzialità nei microambienti domestici presentati alla mostra ‘Italy: the New Domestic Landscape’ del 1972. Tanto meno si conclude la ricerca di Sergio Cammilli rispetto alla produzione di arredi sempre più provocatori e sempre meno allineati con la domanda di mercato.


PD

È vero. Basti pensare che nel 1972, sempre a Eurodomus, Poltronova presentò la collezione Mobili nella valle di Mario Ceroli. Un nuovo salto in avanti non da poco, rischioso e indifferente ad una critica sempre più severa nei confronti dell’azienda. Forse parte di questa incomprensione iniziò proprio con i Mobili Grigi e con la produzione di Poltronova del 1970. Un anno, per me straordinario, che si chiuse però con attacchi durissimi nei confronti dell’azienda. Ne vorrei ricordare uno in particolare, che segnò profondamente il rapporto del Cammilli con la pubblicistica e con le riviste. Con ‘Abitare’ in modo particolare, che inaugura il 1971 con un numero contenente una vera invettiva contro Poltronova. “Per favore, mi dai un cerino?” era il titolo di un articolo che faceva il punto sulla produzione dell’anno appena trascorso, con un esplicito riferimento ai Mobili Grigi. Questi erano illustrati con sovraimpresso ‘NO, NO, QUESTO POI NO’ e descritti come ‘le aberrazioni più nere dell’anno’, ‘pezzi inutili’, ‘divagazioni formali’, ‘prodotti mediocri di effimera vitalità e durata’, ‘uno spreco di energie, denaro e tempo’, prodotto di ‘insensatezza, futilità, sciocchezza e malcostume’. Un po’ troppo forse. Inutile dire che il Cammilli non la prese bene. Mi chiese così di rispondere con una lettera che chiudesse i rapporti con la rivista. ‘Abitare’ chiese di pubblicarla nel numero successivo a dimostrazione di un atteggiamento aperto al dibattito. Cammilli rifiutò l’invito e da allora tolse, per sempre, la propria pubblicità sulla rivista. Anche Ettore si arrabbiò. Lo incontrai tempo dopo e mi disse che aveva tolto il saluto al direttore. Non so se fosse vero, ma è certamente vero che rimanemmo tutti colpiti dall’incapacità diffusa di comprendere il valore di un progetto che più che la pretesa di vendere, o di imporre nuovi modi di abitare, aveva quella di aprire nuovi campi di azione e di riflessione. Questa pretesa non era stata gradita, e solo da pochi era stata capita, ma nessuno di noi in Poltronova la mise in discussione, tanto meno ebbe dubbi sulla straordinarietà di quanto avevamo realizzato.