Un mese tra tradizione e innovazione, questo in sintesi potrebbe essere il significato delle vendite che Pandolfini si appresta a battere nel prossimo mese di settembre in concomitanza con la biennale dell’Antiquariato di Palazzo Corsini.
Dopo la prima grande novità rappresentata dalla vendita di “Auto Classiche” del 27 settembre che avrà come palcoscenico Villa La Massa, un gioiello architettonico di epoca medicea alle porte di Firenze, il 28 settembre, Pandolfini torna nello storico Palazzo Ramirez-Montalvo del centro di Firenze per dar corso a due vendite di grande prestigio.
La prima, che cammina nel solco della tradizione ma che al suo esordio nel 2014 rappresentava una grande novità nel panorama delle aste, è “Capolavori da Collezioni Italiane”, una vendita che ogni anno ha rinverdito il pieno successo della prima edizione; la seconda “Opere di eccezionale valore storico-artistico”, è l’altra novità di rilievo in quanto per la prima volta, e non solo in Italia, pone in vendita esclusivamente opere dichiarate di importante interesse storico-artistico per il nostro Paese.
Le due vendite in programma il prossimo 28 settembre sono l’evento di punta dell’intera programmazione di Pandolfini Casa d’Aste e, visti i successi passati e l’interesse che già si percepisce per questa nuova asta, un appuntamento imperdibile per il mondo collezionistico che proprio in quei giorni graviterà a Firenze.
“Capolavori da Collezioni Italiane” è un appuntamento speciale, giunto al quarto anno, che raccoglie pochi lotti selezionati con estrema cura nel corso dell’anno dai dipartimenti; studiate e documentate queste opere trasformano il catalogo in un vero e proprio volume d’arte, che per molti casi diventa un imprescindibile testo critico di riferimento.
Il Vaso Qing del 2014 è memoria che si rinnova, perché tuttora rappresenta il prezzo più alto pagato per un’opera d’arte in asta in Italia, un exploit difficilmente ripetibile ma che ha avuto grandi eredi nei record di aggiudicazione per artisti come Jacopo Vignali, Medardo Rosso, Lodovico Caselli e Bernardo Cavallino o di opere come il raro Libro d’Ore alla maniera di Tours del 1500-1508, o l’altorilievo di Matteo Cividali ora custoditi in Musei e Collezioni Internazionali, mentre altri ora sono esposti in Musei Italiani.
Una teoria di successi che siamo certi non si interromperà nemmeno quest’anno a fronte di opere come APOLLO E MARSIA, un olio su tela dipinto da Luca Giordano nel 1660 circa, in catalogo con stima a richiesta. Capolavoro giovanile del pittore napoletano, torna sul mercato a quasi quarant’anni dalla sua comparsa in asta a Londra nel 1988. Ancor oggi è difficile ricostruire le vicende collezionistiche di quest’opera perché troppo generiche sono le testimonianze dei commerci di questo soggetto, tra Parigi e Londra, per quasi un secolo a partire dalla metà del Settecento, ne è stato dato un significato ed un’appartenenza al numero, si suppone d’inventario, che compare in basso a sinistra, un 366 che lo colloca sicuramente in una ricca e complessa collezione, ma purtroppo a noi ignota.
Il dipartimento di Dipinti del XIX secolo ha selezionato due opere di Ruggero Panerai, uno è PIAZZA SAN GALLO A FIRENZE, mentre l’altro è RITORNO DALLE CORSE ALLE CASCINE. Sono entrambi ad olio su tela e rappresentano spaccati di vita fiorentina in uno stile robusto e schietto.
Con la stima di 10.000/15.000 euro verrà battuta la prima edizione in italiano del volume De Architectura libri dece traducti de latino in vulgare affigurati di Vitruvio, edita in Como da Gottardo da Ponte nel 1521, oltre ad essere celebre per lo splendido apparato illustrativo è importante anche per la sua provenienza, fu infatti appartenuta all'illustre bibliofilo e filantropo svizzero Sergio Colombi.
Splendida è la scultura in avorio con incastonate pietre colorante che raffigura Napoleone Bonaparte in veste di Imperatore. Sul mantello decorato da api cui poggia il collare di Gran Maestro della Legion d’Onore (ordine creato da Napoleone nel 1802), mentre nella mano destra tiene lo scettro sormontato dall’aquila simbolo sia dell’Impero Romano sia di Carlo Magno. Eseguita nel 1805-1810 l’opera è in catalogo con la stima di 40.000/60.000 euro.
Lo stesso dipartimento propone un mosaico raffigurante la Maddalena eseguito da Filippo Carlini nel 1777-1778 racchiuso in una eccezionale cornice in bronzo dorato che reca lo stemma di Pio VI, eseguita nel 1780 da Paolo Scarpa. Opera di rara bellezza e importanza sarà in catalogo accompagnata dagli scritti del professor Alvar Gonzales Palacios che l’ha ampiamente studiata.
Non si può parlare di questa vendita di “Capolavori” senza ricordare il trumeaux proposto dal dipartimento di Arredi la cui stima è di 100.000/150.000 euro. È un’eccelsa e importante, anche nelle dimensioni, opera di Ebanisteria Veneziana di metà Settecento lastronata in noce e radica di noce con cimase, che racchiudono specchi incisi, in legno scolpito e dorato come per altro sono anche le rocailles e gli elementi fitomorfi che decorano i montanti di base e alzata.
Non mancheranno di attirare l’attenzione del collezionismo più esigente le tre maioliche rinascimentali che quest’anno sono incluse nella vendita dei Capolavori. Il primo è un piatto di Francesco Xanto Avelli, datato 1537, su cui è immortalata “La morte di Proci” il cui valore è di 70.000/100.000 euro, medesima valutazione 70.000/100.000 euro per la Coppa faentina della prima metà del XVI secolo attribuita a Baldassare Manara che raffigura L’Annunciazione, già Collezione Adda di Londra. In ultimo, ma per altro non meno ricercata, è la coppa lustrata a Gubbio, datata 1535 e siglata del pittore Lu Ur in cui è rappresentata La morte di Porzia che è posta in vendita per 30.000/50.000 euro.
Forte del suo status di leader in Italia anche quest’anno il dipartimento di Orologi può presentare uno dei cronografi più ambiti e ricercati su mercato internazionale, un Rolex COSMOGRAPH DAYTONA con quadrante “Paul Newman Panda” del 1970, la cui stima è di 150.000/200.000 euro.
Il dipartimento di Numismatica per la sua prima presenza a questa prestigiosa vendita ha selezionato una MONETA in oro di estrema rarità coniata per volere del granduca Ferdinando I de’ Medici nel 1591, i cui esemplari esistenti incluso il presente si contano in numero di tre, di cui uno conservato al Museo Nazionale del Bargello di Firenze e l’altro al Museo Nazionale Romano (ex collezione di Vittorio Emanuele III). La grande rarità di questa moneta, in origine emessa con una tiratura di 1.260 pezzi, è quasi certamente imputabile al fatto che tutti gli esemplari in circolazione vennero ritirati e fusi in nuove coniazioni. L’esemplare qui proposto, denominato DOPPIA DA DUE o SCUDO QUADRUPLO, apparso per la prima volta sul mercato nel 1921 nel catalogo di vendita relativa alla prestigiosa collezione Ruchat, è stimato 40.000/60.000 euro.