Una cinquantina di opere rigorosamente selezionate ripercorre la pittura italiana dal Rinascimento al Neoclassicismo nelle sue scuole regionali, così diverse nel loro linguaggio. Questo è in sintesi il corpus della vendita che chiude l’anno per il dipartimento dei DIPINTI ANTICHI, vendita che sarà battuta a Palazzo Ramirez-Montalvo il prossimo 13 novembre.
Genova è presente con un capolavoro di Giovanni Andrea de Ferrari, la scena biblica di grandi dimensioni REBECCA AL POZZO, che rivela l’uso personalissimo della materia pittorica cui giunge l’artista in età matura, inedita alla letteratura e al mercato, è in catalogo a 100.000/150.000 euro (lotto 27).
Ancora per il Seicento genovese sarà esitato il variopinto Trionfo di David del raro Bartolomeo Biscaino, la cui attività si chiude nel limitato giro degli anni fra il 1650 e il 1657 con un catalogo di opere necessariamente esiguo; caposaldo della sua prima produzione il dipinto è posto in asta con una stima di 50.000/70.000 euro (lotto 33).
Alla corrente “tenebrista” fiorita a Venezia alla metà del secolo XVII rimanda invece la tela di Pietro Negri, Giuseppe spiega i sogni in prigione, stimata 30.000-40.000 euro (lotto 31), mentre alla scuola veronese appartiene il sofisticato Sansone e Dalila di Alessandro Turchi, l’Orbetto, che ci si aspetta ripeta il successo del Bacco e Arianna venduto un anno fa per 140.000 euro sempre dal Dipartimento Dipinti Antichi di Pandolfini. L’opera de L’Orbetto presentata quest’anno, splendido esempio del naturalismo che è la cifra distintiva dei suoi anni maturi, già nota agli studi e d’illustre provenienza è proposta con una stima di 70.000-90.000 euro (lotto 18).
La stessa cifra, 70.000-90.000 euro, è richiesta per una Sacra Famiglia del modenese Bartolomeo Schedoni, la tela presentata in catalogo è la replica autografa di una composizione, solo di dimensioni leggermente ridotte, nota per essere custodita al museo del Louvre (lotto 24).
Mentre è di 50.000/70.000 euro la richiesta per il grande San Sebastiano del veronese Domenico Riccio detto Brusasorci (lotto 14).
Numerose le opere toscane, tra cui due raffinati ritratti a olio su tavola di Scuola fiorentina del secondo Cinquecento: ritratto di uomo con lettera (lotto 16) e ritratto femminile (lotto 17), entrambi completati da splendide cornici, che sono offerti tra i 10.000 e i 15.000 euro ciascuno.
Estremamente variegata la proposta di opere napoletane, da Micco Spadaro con La strage degli Innocenti un olio su tela dagli eleganti e preziosi accordi cromatici offerto a 25.000-35.000 euro (lotto 12), a Luca Giordano presente nella vendita con due opere, Venere nella fucina di Vulcano, stimata 20.000-30.000 euro (lotto 13) databile agli anni della sua permanenza alla corte di Madrid e presentazione della Vergine al Tempio con una valutazione leggermente superiore di 30.000-35.000 euro (lotto 23).
Ancora Napoli con una Sacra Famiglia di grandi dimensioni proposta a 20.000-30.000 euro (lotto 23) e l’ovale l’educazione della vergine (lotto 37), entrambe di Lorenzo de Caro.
Le scoperte più interessanti potrebbero venire, però, da una coppia di scene bibliche a piccole figure molto vicine al giovane Salvator Rosa, il passaggio del mar rosso e la conversione di san paolo in catalogo per 25.000-35.000 euro (lotto 20).
Numerose le opere dipinte a Roma tra Cinquecento e Settecento, dal prezioso rametto Battaglia tra Centauri e Lapiti valutato 6.000-8.000 euro, del fratello del Cavalier d’Arpino, Bernardino Cesari (lotto 3), a un raro episodio dell’Eneide Enea e la sibilla cumana sulle rive dello stige di Guglielmo Courtois, il Borgognone che è inserito nella vendita con una stima di 25.000-35.000 euro (lotto 11). Poi “capricci” di rovine e paesaggio come il capriccio di rovine con l’arco di costantino eseguito da Giovanni Paolo Panini nell’ultimo decennio della sua attività artistica la cui stima è di 25.000/35.000 euro (lotto 38) o la veduta di borghetto, senza dubbio uno dei soggetti preferiti di Hendrik Frans van Lint proposto con la valutazione di 8.000/12.000 euro (lotto 43).
Conclude la rassegna un’opera di Heinrich Schmidt, artista tedesco attivo alla corte di Gioacchino Murat, raffigurante il Salto di Saffo dalla rupe di Leucade, datato 1811, documentato da fonti coeve e ritenuto perduto negli studi sul pittore, riemerge ora da una raccolta privata ed è in catalogo con la stima di 8.000-12.000 euro (lotto 46).