Pandolfini ha il piacere di proporre al mondo collezionistico internazionale una selezione di 111 vetri di Archimede Seguso provenienti dalla sua collezione privata.
Sono le opere con cui il Maestro aveva scelto di circondarsi, che aveva deciso di tenere per se e di legare in modo indissolubile al quotidiano, alla propria casa, ossia a quanto lui come tutti si ha di più intimo e personale.
I vetri stavano lì, dal 1999, a ricordare l’opera di colui che comunemente viene ricordato come il più grande maestro vetraio muranese del Novecento. Oltre cento vetri che testimonino settant’anni “a soffiare l’anima” dentro una palla di vetro incandescente, come amava dire e come ricorda il figlio Gino che ha strettamente collaborato alla stesura del catalogo, e prima ancora ha aperto le porte della dimora, che affaccia su la Fenice, a Pietro De Bernardi allor quando si è recato a Venezia per visionare la collezione.
È dalle parole di Pietro De Bernardi, nell’introduzione al catalogo, che si capisce quanto la casa di Archimede e le sue opere si fondessero in un ambiente magico, permeato da armonia e serenità.
L’amministratore delegato di Pandolfini è persona avvezza all’arte, alle collezioni importanti, a entrare in palazzi aviti, quindi meraviglia percepire, nel suo scritto, l’emozione che ha provato entrando nella casa di Seguso “Sono stato colpito dall’enorme fascino di cui quell’abitazione ancora oggi è piena. Non ho mai avuto la fortuna di conoscere il Maestro Seguso, ma in quelle stanze percepivo tutto il pensiero e l’arte di Archimede in un perfetto equilibrio di colori e volumi.”
Non stupisce sentire lo stesso Pietro De Bernardi raccontare che per una volta il desiderio di proporre una collezione unica e irripetibile, massima aspirazione di tutti i mercanti d’arte, ha lasciato il posto a sentimenti quali la curiosità e l’ammirazione per un uomo si è imposto nel panorama artistico del secolo scorso anche per lo stile misurato che lo contraddstingueva.
Il nostro catalogo parte con un’opera giovanile, una deliziosa scultura in vetro policromo del 1932 raffigurante Donna con cerbiatto e arriva alla suggestiva serie di vasi intitolata La Fenice, realizzata nel 1996 all’indomani dall’aver assistito per l’intera notte, dalle finestre della propria abitazione per la quale temette il peggio, al rogo del Teatro La Fenice.
In mezzo sessant’anni di creazioni, con un’attenzione particolare al decennio 1950-1960, periodo in cui maggiormente si manifestò la vena creativa del maestro, con un susseguirsi continuo d’innovazioni dal merletto agli anelli, alle piume, poi le alghe e le macchie...
E poi la scultura, il tentativo sempre riuscito di trasferire nella massa vetrosa umanità e vita di persone e animali: dagli incredibili ritratti delle persone care fino alla rappresentazione naturalistica di fagiani, volpi e papere, presente lungo tutta l’attività del maestro.
Molte delle opere proposte in asta vantano una ricca bibliografia, spesso realizzate per esposizioni d’arte internazionali, quali le Biennali di Venezia o le Triennali di Milano, oppure scelte dallo stesso Archimede per rappresentare il proprio lavoro nelle tante mostre che lo vedevano protagonista quando era ancora in vita e operativo, su tutte merita di essere ricordata l’importante monografica di Palazzo Ducale a Venezia, unico artista vivente insignito del privilegio di esporre le proprie opere in quello che fu il cuore della più grande repubblica marinara, la Serenissima.