L’idea di dedicare un’asta monografica alla maiolica di Montelupo nasce da considerazioni diverse tra loro, ma tutte legate al grande valore e all’importanza che finalmente è stata riconosciuta alla produzione valdarnese, capace di sostenere il confronto con le più celebrate manifatture ceramiche rinascimentali, quali ad esempio Urbino, Faenza e Deruta. Gli oggetti in asta, in gran parte provenienti da un’unica collezione, rappresentano oltre un secolo di produzione ceramica e testimoniano tutte le forme tipiche accompagnate dalla grande varietà di decori di Montelupo, che gli sono chiaramente riferibili.
Dagli albarelli agli orcioli, passando per i piatti e le crespine e una decina di “Arlecchini”, considerati forse a torto simbolo di questa manifattura, ogni collezionista avrà modo di individuare il proprio “oggetto del desiderio” da conquistare.
Infine, è opportuno ricordare che assieme alle maioliche l’asta porta all’attenzione anche su un’interessante raccolta di libri d’arte, naturalmente riferiti al mondo della maiolica, provenienti dalla biblioteca di un grande e appassionato collezionista.
Per alcune segnalazione partiamo con una tipologia che nelle ultime aste, proprio quelle di Pandolfini, ha registrato un forte interesse e considerevoli incrementi sulle stime: quella degli orcioli; primo tra tutti un ORCIOLO, 1560-1570, in maiolica dipinta in policromia con un largo motivo “a palmetta persiana” che si estende sulla superficie ad eccezione di una porzione sul fronte occupata da un medaglione, con San Giovanni Battista, incorniciato da uno scudo affiancato da due arpie e dal cartiglio con l’iscrizione farmaceutica MITRIDATO.ANDRCO. Questo orciolo, che appartiene al fastoso e famoso corredo di spezieria di “S. Giovanni Battista”, è proposto a 6.000/9.000 euro.
In maiolica dipinta in policromia anche un ORCIOLO, della seconda metà del XVI, con due anse a forma di drago, e lo stemma della famiglia fiorentina Catani incorniciato da una ghirlanda robbiana; la richiesta è di 4.000/8.000 euro.
Per i versatoi la scelta è caduta su un VERSATOIO del 1552, stimato 1.200/1.800 euro, in maiolica dipinta in policromia con un ornato a foglie accartocciate, classificato da Fausto Berti come “floreale evoluto”; sul fronte, sotto il cartiglio con l’iscrizione farmaceutica “MEL VIOLATO”, è interessante notare la presenza di una testa di satiro, dipinta con tratti veloci in azzurro, mentre sul retro è visibile la data 1552.
Molti sono i piatti proposti, tra questi un PIATTO, 1600-1620 circa, dipinto in policromia con uno spadaccino a cavallo, entrambi con piume sul capo, inseriti nel tipico paesaggio con due picchi montuosi e un alberello con frutti che ha una valutazione di 1.000/1.500 euro, mentre 1.200/1.800 è la richiesta per un PIATTO, 1620-1640 circa, decorato con due spadaccini che si affrontano sullo sfondo di tre picchi e in primo piano grossi ciottoli policromi. Tali caratteristiche portano ad avvicinare questo piatto al Gruppo dei volti “spagnoli”.
Diversi anche gli esemplari cinquecenteschi, segnaliamo un PIATTO, 1530-1550 circa, dipinto sulla tesa in monocromia blu e tocco di giallo con un sottile tralcio stilizzato con motivo alla “ruota dentata” e cavetto con un volatile, per il quale sono richiesti 800/1.200 euro, alla stessa cifra è offerto un PIATTO, 1560-1580 circa, decorato con il tipico motivo montelupino a “nodo orientale evoluto”, mentre il motivo “a spirali arancio” caratterizza un PIATTO, 1550-1580 circa, stimato 600/900 euro.
Chiudiamo queste anticipazioni con un ALBARELLO, 1500-1520 circa, dal corpo cilindrico decorato in policromia con un motivo a “penna di pavone”, decoro di origine medio-orientale che costituisce uno degli elementi caratterizzanti della fase propriamente rinascimentale della maiolica italiana, e un ALBARELLO, 15201540 circa, decorato con un motivo “alla porcellana” nella versione che distingue la produzione di area fiorentina; I due lotti sono valutati entrambi 700/1.000 euro.