Important Reinassance Maiolica

mon 27 October 2014
Live auction 25
8

COPPIA DI ALBARELLI

€ 15.000 / 20.000
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COPPIA DI ALBARELLI

Montelupo, 1500 CIRCA

 

Maiolica decorata in policromia con verde, giallo, arancio, blu e bruno di manganese nei toni del nero-violaceo

a) alt. cm 25,5; diam. bocca cm 11,7; diam. base cm 11

b) alt. cm 26,8; diam. bocca cm 11,2; diam. base cm 11

Sotto la base entrambi gli albarelli presentano etichette e numeri di inventario delle collezioni di provenienza:

a) Etichetta dattiloscritta: “M.M.14.”/ MAIOLICA DRUG VASE (Albarello)/ Painted with leafy scrolls/ and the inscription “Coloquintida” (Colocynth) Faenza (Casa/Pirota) Italian. 15th century/ J.P. Morgan Collection.”;Etichetta Humphris C./ ”n° 8/2.“. Numeri di inventario L.37.30.17, PM 2191, L.1650.17, scritti in rosso sulla terracotta

b) Etichetta dattiloscritta: "M.M.16”/ MAIOLICA DRUG VASE (Albarello)/ Painted with leafy scrolls &/ the inscription “Dictivio/ Bia(N)cho” Faenza. (Casa/ Pirota) Italian. 15th century./ J.P. Morgan Collection.”; Etichetta “Humphris C. n° 8/2.”. Numeri di inventario L.37.30.18, PM 2199, L.1650.18, scritti in rosso sulla terracotta

 

Intatti; a) usure all’orlo e alla spalla; b) cadute di smalto

 

Corredato da doppio attestato di libera circolazione

 

Earthenware, painted in green, yellow, orange, blue, and blackish manganese purple

a) H. 25.5 cm; mouth diam. 11.7 cm; foot diam. 11 cm

b) H. 26.8 cm; mouth diam. 11.2 cm; foot diam. 11 cm

On the bottom, old collection labels and inventory numbers:

a) Label, typewritten with: ‘M.M.14.’/ MAIOLICA DRUG VASE (Albarello)/ Painted with leafy scrolls/ and the inscription ‘Coloquintida’ (Colocynth) Faenza (Casa/ Pirota) Italian. 15th century/ J.P. Morgan Collection.’; label ‘Humphris C./’n° 8/2.‘; inventory numbers ‘L. 37.30.17, PM 2191, L.1650.17’ written in red on earthenware

b) Label, typewritten with:

‘M.M.16’/ MAIOLICA DRUG VASE (Albarello)/ Painted with leafy scrolls &/ the inscription “Dictivio/ Bia(N)cho” Faenza. (Casa/ Pirota) Italian. 15th century./ J.P. Morgan Collection.’; label ‘Humphris C. n° 8/2.’; inventory numbers ‘L. 37.30.18, PM 2199, L.1650.18’ written in red on earthenware

 

In very good condition; a) wear to rim and shoulder; b) glaze losses

 

An export licence is available for this lot

 

Gli albarelli hanno forma cilindrica, con larga imboccatura ad orlo estroflesso e base piana. La superficie è smaltata anche all’interno. La decorazione presenta, al centro del corpo, una corona fogliata che incornicia un emblema, probabilmente quello della farmacia di provenienza, costituito da un garofano su stelo con due foglie stilizzate. Tutt’intorno corre un motivo gotico a larghe foglie accartocciate, tra le quali s’inseriscono sottili spirali e puntini a riempimento delle campiture libere. Nella parte bassa del vaso, entro un nastro orizzontale, corre la scritta apotecaria “COLO qVINTIDA” nel primo albarello, e “DIcTIVIO. BIACHO” nel secondo. Nelle fasce decorative secondarie si scorgono leggere differenze: sulla spalla e nella parte bassa dei vasi è presente un motivo a spina nel primo albarello e a “S“ nell’altro; e, a scendere fino al piede, compaiono un decoro a fioretti e righe parallele nell’albarello a) e uno a nodo ”a groppo” seguito da una riga a spina nell’esemplare b).

Entrambi gli albarelli conservano ancora il cartellino che ne indica l’appartenenza alla celebre collezione newyorkese Morgan con la tradizionale attribuzione a Faenza.

Questo tipo di maioliche era considerato opera delle botteghe faentine del secolo XVI: l’attribuzione è riportata da Seymour de Ricci nel 1927, che sposava l’attribuzione proposta da Castellani in occasione del passaggio sul mercato di questi due vasi a Roma nel 1884. La paternità faentina fu confermata da Wallis nella schedatura di un vaso dello stesso corredo apotecario, oggi conservato al Victoria & Albert Museum, nonché di uno venduto all’asta a Berlino nel 1913 e proveniente dalla collezione Beckerath. L’assegnazione alla città romagnola venne accettata da Mario Bellini e Giovanni Conti che, nel loro volume sulla maiolica italiana, pubblicarono come presente nella collezione Bak di New York proprio uno dei vasi in esame.

Nel 1973 Galeazzo Cora ha infine attribuito questa serie di vasi all’area toscana, più probabilmente a quella fiorentina. La presenza della foglia accartocciata in particolare evidenzia l’appartenenza dell’oggetto all’area montelupina: fino agli anni Quaranta del ’500 questo motivo si mantiene invariato fino alle forme più estenuate.

Questa tipologia chiamata carnation-series (o “servizio della calendula”) è ancora oggi attribuita ad area Toscana. Un orciolo, proveniente dalla stessa farmacia, è conservato al Museo Internazionale della Ceramica di Faenza e reca sotto l’ansa la lettera “I”, che ne conferma l’attribuzione alla Toscana. Si veda in proposito il vaso farmaceutico della raccolta Bayer di Milano acquistato negli anni Novanta del ’900.

La pubblicazione nel 2006 di un altro albarello della serie conferma l’esistenza di un intero corredo farmaceutico.

Per quanto riguarda la formula farmaceutica, è stato possibile individuare con certezza il Coloquintide (Citrullus colocynthis (L.) Schrad.), una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee, mentre supponiamo che il Dictivio Biacho possa corrispondere al dittamo bianco (Dictamnus albus) delle Rutacee, chiamato anche timonella, dittamo o frassinella.

Entrambi gli albarelli conservano ancora il cartellino che ne indica l’appartenenza alla collezione Morgan. I vasi furono acquistati nel 1901 da Charles Mannheim ed erano entrambi attribuiti a Faenza. Seymour de Ricci suggerisce che gli albarelli provenissero dalla collezione Castellani.

Come si è detto L'albarello a) è pubblicato da Bellini e Conti come appartenente alla collezione Bak. Conti pubblica poi entrambi i vasi sempre nella collezione Bak di New York nel 1973. Nello stesso anno l’albarello con scritta “Coloquintida” è pubblicato da Cora come collezione Jean-George Rueff (Parigi). Oggi possiamo aggiungere un passaggio attraverso Humphris di Londra e poi, da lì, all’attuale raccolta, passaggio avvenuto comunque attorno agli anni Settanta del secolo scorso.