Important Reinassance Maiolica

mon 27 October 2014
Live auction 25
45

PIATTO

€ 8.000 / 12.000
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PIATTO

Pesaro, bottega di Girolamo Lanfranco dalle Gabicce (nei modi del “Pittore del Pianeta Venere”), “1545”

 

Maiolica decorata in policromia con blu, verde, arancio, giallo-arancio, bianco di stagno e bruno di manganese su fondo di smalto corposo; i colori sono stesi con abbondanza

alt. cm 2,8; diam. cm 23; diam. piede cm 8,9

Sul retro, sotto il piede, iscrizione in blu “orfeo 1545

 

Intatto

 

Corredato da attestato di libera circolazione

 

Earthenware, covered by a rich glaze and painted in blue, green, orange, yellowy orange, tin white, and manganese, with lavishly applied colours

H. 2.8 cm; diam. 23 cm; foot diam. 8.9 cm

On the back, beneath the base, inscription in blue ‘orfeo 1545’

 

In very good condition

 

An export licence is available for this lot

 

Il piatto ha un cavetto largo e poco profondo, un’ampia tesa piana poco obliqua, orlo arrotondato e piede basso ad anello, al centro del quale è leggibile la scritta “Orfeo 1545”. Il retro è orlato da tre anelli gialli concentrici.

Al centro del cavetto il protagonista, Orfeo, suona la lira da gamba con un archetto; tutt’attorno sono raffigurate le creature dei boschi, reali e fantastiche, mentre si avvicinano a Orfeo, incantate dalla musica. La figura principale è incorniciata da una roccia voluminosa dall’insolita forma ramificata; alle sue spalle si apre sul fondo un paesaggio lacustre con alte montagne a cuspide e piccoli paesini.

Orfeo è figlio della musa Calliope e di Eagro, re della Tracia, regione nota fin dall’antichità per l’esistenza di sciamani capaci di provocare uno stato di trance per mezzo della musica e in grado di fare da tramite tra il regno dei vivi e quello dei morti. Il giovane è rappresentato nell’atto di incantare gli animali secondo un’iconografia che ha derivazioni antiche e ricorre in numerose versioni diverse. Le modalità pittoriche sono alquanto corrive e molto legate al tratto, mentre le caratteristiche fisiognomiche sono ben precise e riconoscibili: occhi con pupilla a punta di spillo, naso marcato solo alle narici, bocca leggermente aperta, mento piccolo; gli animali hanno musi allungati dallo sguardo antropomorfo.

La disposizione della scena prevede la consueta presenza di un paesaggio lacustre alle spalle della rappresentazione principale. Anche in questo caso il paesaggio ha connotazioni ben precise, sia nelle alte montagne dal profilo acuminato, a torre, sia nei paesini, caratterizzati da alte torri e tetti acuti e spioventi, colorati di un rosso intenso. Prevale il disegno: le campiture di colore sono stese a strati, con parti che debordano dall’orlo giallo, come si osserva per esempio nella zolla erbosa in basso a destra. Si scorge tuttavia un sapiente uso del bianco di stagno nelle lumeggiature utilizzate a sottolineare i contorni dei volti o in alcuni dettagli minuti, quali la sottile linea che orla il manto di Orfeo o i piccoli fiori che scendono dalla roccia.

I confronti stilistici più prossimi si riscontrano in ambito pesarese, come ad esempio nel piatto datato 1545 del British Museum di Londra con Orfeo che riceve la notizia della morte di Euridice, attribuito alla bottega pesarese di Girolamo Lanfranco dalle Gabicce. Un confronto a nostro giudizio più pertinente è con un piatto su cui è rappresentata “la morte di Procri”, conservato nella collezione della Cassa di Risparmio di Perugia, anch’esso datato 1545 e attribuito alla mano del “Pittore del Pianeta Venere”, attivo probabilmente nella bottega pesarese di Girolamo Lanfranco dalle Gabicce. Il piatto di Perugia mostra molte caratteristiche affini, a cominciare dalla figura del cervo e dai musi degli animali, ma anche gli elementi vegetali, come i tronchi degli alberi lumeggiati di bianco, le zolle in cui il manto erboso è descritto con sottili pennellate scure, il modo di sottolineare con pennellate e tratti sottili la roccia. Lo stesso dicasi per il paesaggio di sfondo, nel quale ritroviamo case caratterizzate da porticati ad arco, montagne a cuspide e alberelli messi in risalto con tocchi di verde scuro a delimitare la sponda del lago. Nella resa delle penne del grifone, raffigurato sul nostro piatto, ritroviamo inoltre l’uso del verde scuro, lo stesso impiegato nel piatto di Perugia per sottolineare i dettagli di alcune armature. Analogo è anche il modo di descrivere gli occhi delle figure, resi con un piccolo tratto sotto il quale, con un puntino scuro, è definita la sola pupilla. Un altro dettaglio che ricorre in entrambi gli esemplari è il seno di una delle sfingi, di forma sferica e con il capezzolo rivolto verso il basso, che pare essere una delle caratteristiche distintive dell’opera di questo pittore.

Da ultimo la somiglianza fra la calligrafia nella scritta sul piatto perugino e quella dell’esemplare in esame ci conforta nell’attribuzione.