TONDINO
Castel Durante, bottega di Ludovico e Angelo Picchi, 1550-1560 circa
Maiolica decorata in policromia con arancio, verde, blu, bruno di manganese nei toni del nero e del marrone, bianco
alt. cm 3,5; diam. cm 16; diam. piede cm 4,5
Sul retro, sotto il piede, iscrizione “Tobia”
Sul retro, sotto il piede, etichetta dattiloscritta “Venezia/ Coll. Adda/ 1545/50”
Felatura sottile in basso a destra; due profonde sbeccature sull’orlo superiore
Earthenware, painted in orange, green, blue, blackish and brownish manganese, and white
H. 3.5 cm; diam. 16 cm; foot diam. 4.5 cm
On the back, beneath the base, inscription in blue ‘Tobia’
Label typewritten with ‘Venezia/ Coll. Adda/ 1545/50’
Minor hairline crack at 5 o’clock; two deep chips to upper rim
Il tondino di maiolica ha un cavetto profondo, un’ampia tesa appena inclinata e una base con piede ad anello appena accennato.
Sul fronte, al centro della scena, l’Arcangelo Raffaele conduce per mano Tobia, detto anche Tobiolo, per fargli da guida nel viaggio che intraprende per andare del padre malato.
La scritta sul retro del piatto richiama il nome del personaggio, spesso raffigurato nelle maioliche cinquecentesche.
Due rocce cuspidate, realizzate con ombreggiature ocra, e due alberi dai tronchi sottili, sottolineati da tratti paralleli, fanno da quinta alla scena, mentre un prato verde scuro, con un sentiero cosparso di ciottoli arrotondati, lumeggiati di bianco e arricchiti da ciuffi di erba, è ai piedi dei protagonisti. Sullo sfondo, illuminato da un cielo al tramonto con nuvolette arrotondate, si stende un paesaggio lacustre con montagne quadrangolari in blu e in ocra e un villaggio costituito da palazzi quadrangolari che si specchia nel lago.
Le caratteristiche stilistiche ripetitive e l’esecuzione frettolosa avvicinano questo tondino all’esemplare presentato al lotto 50 di questo catalogo: si vedano il cielo e lo specchio d’acqua, realizzati con sottili linee parallele, che si ripetono nel segmento di luce arancio e in modo più diluito, nella volta che circonda il paesaggio.
Le montagne e l’abbondante uso del verde ramina nella realizzazione del prato e dei ciottoli disseminati sul sentiero ci portano ad assegnare l’opera alla bottega durantina di Ludovico e Angelo Picchi e al 1550-1560, secondo l’attribuzione più recente.
La bottega prediligeva forme quali le crespine e le coppe baccellate e mosse, mentre i tondini sono più rari, ma comunque presenti nella produzione.
Il piatto viene menzionato nel catalogo della raccolta Adda con attribuzione alla bottega di Mastro Domenico a Venezia e datato attorno al 1545-1550.