Important Reinassance Maiolica

mon 27 October 2014
Live auction 25
59

Vaso a boccia “bombola”

€ 4.000 / 6.000
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Vaso a boccia “bombola”

Sciacca, bottega dei fratelli Lo Bue, “1629”

 

Maiolica decorata in policromia con verde ramina, blu di cobalto molto sordo, rosso ferraccia, giallo antimonio, arancio cupo e bruno di manganese su smalto stannifero molto povero

alt. cm 29; diam. cm 10,9; diam. piede cm 11,9

Sul corpo in cartigli “S.P.Q.R.” e la data “1629

Sotto il piede un appunto manoscritto: “ceramica di Sciacca”; etichetta del negozio “Daneu Palermo

 

Fenditura incollata al collo

 

Earthenware, covered with a very poor tin glaze and painted in copper green, dull cobalt blue, iron red, antimony yellow, dark orange, and manganese

H. 29.7 cm; diam. 10.9 cm; foot diam. 11.9 cm

Inscriptions in cartouches on body: ‘S.P.Q.R.’ and ‘1629’

On the bottom, hand-written inscription ‘ceramica di Sciacca’; shop printed label ‘Daneu Palermo’

 

Hairline crack to neck, consolidated

 

Il vaso a bombola ha orlo piano, con labbro arrotondato ed estroflesso, e corto collo leggermente troncoconico che scende su una spalla arrotondata. La pancia del vaso ha forma ovoidale e si stringe in un calice, che termina in un piede con base a disco ed estroflesso, dal profilo leggermente angolato.

Sul corpo, entro una cornice baccellata, costituita da due volute combacianti e su fondo interamente dipinto in giallo, è raffigurata Santa Rosalia dalla corona di rose, dipinta con formula molto corriva, nell’atto di adorare la Croce. Il resto del vaso è ornato da un motivo a trofei a risparmio su fondo blu, con scudi, else di spade, faretre e strumenti musicali disegnati in blu e colorati con ampie pennellate acquarellate, uno scudo tondeggiante è decorato da una faccia di luna sorridente, mentre in un secondo scudo si legge la data “1629” e in un cartiglio compare la sigla “S.P.Q.R.”. Un sottile tralcio continuo di foglie d’acanto su fondo arancio corre sulla spalla, mentre il collo e il calice del piede sono decorati con larghe foglie stilizzate, accompagnate da un motivo a corona anch’essa stilizzata. Il collo e la parte del calice del piede sono decorati con una fascia di cunei con larghe foglie stilizzate, ripetute anche sul piede e accompagnate ancora da un motivo a corona stilizzata.

La tipologia decorativa di questo vaso ha le sue radici nella produzione faentina grazie a Geronimo Lazzaro, attivo a Palermo all’inizio del secolo XVII. Il modello si diffuse nelle botteghe palermitane, e di qui in tutta l’isola con formule di qualità tecnico-stilistica diversa: dai pezzi confondibili con i faentini fino a formule ben più corsive, come nel caso del nostro vaso.

La qualità dell’oggetto, messa a confronto con quella dei manufatti posteriori al 1625, è certamente superiore alla media. La comparazione con esemplari saccensi conservati al Museo del Castello Sforzesco di Milano ci porta a soffermarci sul raffronto con una boccia con cartiglio “Facta a Axacca 1610” attribuita al pittore palermitano Andrea Pantaleo e a un’eventuale presenza dell’artista in un’officina saccense. La sua qualità pittorica nel decoro del collo e quello della spalla e la qualità stilistica nei dettagli dei trofei e nella loro disposizione, l’avvicinano al vaso in esame, il cui pittore è ancora influenzato dallo stile palermitano.

Un vaso simile, con Cristo che regge la croce e decoro a trofei, è conservato al National Museum of Fine Arts de la Valletta a Malta: il vaso è morfologicamente affine, ma di fattura meno accurata, e ha una datazione più avanzata.

Il confronto con una bombola raffigurante il martirio di un santo, proveniente da una raccolta privata palermitana, sostiene infine l’attribuzione alla manifattura dei fratelli Lo Bue di Sciacca. Il vaso mostra le stesse caratteristiche stilistiche, sia nella scelta del decoro con fondo giallo nel medaglione, sia nella realizzazione del motivo sul collo del vaso e della sottile ghirlanda stilizzata collocata nella strozzatura del piede. Altre opere dei Lo Bue, datate agli anni 1628-1629, si avvicinano maggiormente alla nostra e anch’esse mostrano un decoro a trofei e il cartiglio variamente iscritto con la sigla “S.P.Q.R.” o “S.P.Q.S.”.

La bottega dei fratelli Lo Bue produsse esempi non raffinatissimi, ma senza dubbio originali, e che ben si distinguono nel panorama della maiolica siciliana con i loro santi, madonne, profeti ed eroi, spesso raffigurati con “profonda religiosità”: si tratta di “figure che nella sottile ma straordinariamente efficace stilizzazione, diventano anch’esse un tentativo di rendere quotidiano il divino”.