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Francesco Lojacono

€ 15.000 / 20.000
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Francesco Lojacono

(Palermo 1838 - 1915)

PAESAGGIO SICILIANO

olio su tela, cm 46x88

firmato in basso a destra

 

Provenienza

Collezione Edoardo Negri De Salvi

Collezione privata, Firenze

 

Esposizioni

VII. Esposizione Internazionale d'Arte della città di Venezia, Venezia 1907, n. 19 (come Campagna siciliana)

 

Bibliografia

VII. Esposizione Internazionale d'Arte della città di Venezia. Catalogo illustrato, Venezia 1907, p. 93 n. 19

Francesco Lojacono 1838-1915, catalogo della mostra (Palermo, 2005-2006) a cura di G. Barbera, L. Martorelli, F. Mazzocca, A. Purpura e C. Sisi, Milano 2005, p. 397

 

"Quando il gruppo di Resina partecipa alla mostra di Palermo, nel 1866, insieme al toscano Cecioni, di Napoli, come cita il catalogo - per sottolineare la specificità della formazione dell'artista e non la sua origine - va equilibrandosi in altro luogo quel tessuto di linguaggi comuni che trovano allineato e partecipe anche un artista siciliano d'origine come Lojacono, consapevole che dalla sua conoscenza e dalla propagazione della poetica del suo paesaggio si considerasse l'obiettivo finale, la prospettiva del superamento delle barriere regionalistiche, nell'ambito di un progetto ambizioso tipico della cultura unitaria.

Le consonanze linguistiche di Lojacono si assimilano alla forza impressa dalla scuola di Resina, il cui programma si fonda nella sapienza di "esercitare un'arte indipendente puramente veristica e realista, tendente alla vera manifestazione semplice del vero nelle sue svariate forme, senza orpello e transazioni". Lojacono mantiene fermi i principi di quella fedeltà al vero, con un'ostinazione di scelte che supera le prospettive cronologiche del sodalizio stesso, scomposto alla prima partenza del De Nittis per Parigi nel 1867, e che si chiude emblematicamente con la morte di De Gregorio nel 1876. [...] Questo suo naturalismo integrale, dal carattere originalissimo, spesso privo di figure, caratterizza la sua vena poetica fino al 1880 circa, portando con sé risultati delle complesse esperienze della stagione culturale di formazione, che trova efficacia anche nella profonda intesa dell'artista con i luoghi veri della sua terra. Della Sicilia ritrae le silenziose strade sterrate sotto il sole canicolare o i viottoli alberati della strada che da Santa Maria di Gesù conduce a Palermo, o le ville baronali in pietra di tufo dell'architettura del Settecento che, come l'edificio sotto Catalfano, si staglia come una cattedrale isolata, protetta dal braccio della montagna. Come per la poetica di Marco De Gregorio, di Rossano o De Nittis che percorrono le antiche strade di Portici e Resian e Torre Annunziata, prediligono scorci inconsueti di quell'area vesuviana composita, di ville nobiliari lungo il Miglio d'Oro e di strette stradine di campagna che portano al Vesuvio, con i tipici muri a secco che cingono le vie di un antico territorio rurale ormai deflagrato, così l'obiettivo di Lojacono penetra la sua osservazione lenticolare nei luoghi aperti di campagna o per le strade di montagna della sua terra. Essa è esplorata in tutto il suo circondato palermitano, l'Aquasanta, la Conca d'oro, villa Tasca, Boccadifalco, Monte Erice, raggiungendo l'Etna e le sue terre limitrofe. Il valore di questa eccezionale esperienza resta affidato ancora interamente alla rappresentazione reale dei luoghi, che attraverso il paesaggio di Lojacono ci rimandano alla bellezza composita e particolare di un territorio che si presenta nell'ultimo trentennio dell'Ottocento ancora florido e scandito dalla grandezza rigogliosa, severa e prepotente della sua natura vulcanica. Monumenti al paesaggio lirico di uno scorcio di secolo, innalzati al sentimento di una terra perduta, di cui ci è sempre più difficile riconoscere i connotati".

 

(in : Luisa Martorelli, La nuova via al naturalismo (1850-1870), Francesco Lojacono 1838-1915, Milano 2005, pp. 54-56)