Maestro di Serumido
(attivo a Firenze nella prima metà del secolo XVI)
MADONNA COL BAMBINO E SAN GIOVANNINO
olio su tavola, cm 76,5x58 cornice antica, intagliata, incisa a bulino a motivo fogliato e dorata
Provenienza:
collezione privata, Firenze
Corredato da parere scritto di Carlo Falciani
Lo stile fortemente caratterizzato di questa Madonna col Bambino e san Giovannino subito conduce a cercarne la paternità fra quei pittori riuniti da Federico Zeri all'interno della definizione critica di eccentrici fiorentini. In due memorabili articoli del 1962 (Bollettino d'Arte, 47,1962, pp. 216-236, 314-326), egli definiva infatti i caratteri di alcuni artisti che lavorarono a Firenze nei primi venti anni del Cinquecento, vicini, per l'evidente forzatura dell'armonia cara al Raffaello fiorentino ai maestri di prima grandezza - come il Rosso, il Franciabigio, il Pontormo e lo stesso Andrea del Sarto -, che furono protagonisti della vasariana "maniera moderna", al tempo di Zeri ancora declinata come Manierismo.
L'opera di quegli artisti si svolgeva dalla prim'ora in parallelo anche all'astro di Alonso Berruguete precocemente eccentrico nella Firenze dove ancora lavoravano Francesco Granacci e Piero di Cosimo. Quegli artisti erano il cosiddetto Maestro dei Paesaggi Kress, poi identificato con Giovanni Larciani, Antonio di Donnino del Mazziere, il Maestro Allegro, e quello degli Angiolini, ed infine il Maestro di Serumido, ancora oggi ignoto artista capace di forzature dello stile in parallelo agli esiti di alcuni spagnoli come il già ricordato Berruguete, ma non del tutto immemore delle invenzioni di Filippino e di Ridolfo del Ghirlandaio.
Proprio a tale maestro fiorentino, il cui nome ancora oggi ci sfugge, sarà da riferire questa tavola con la Madonna col Bambino e san Giovannino, le cui assonanze con le opere prime di quel pittore sono evidenti. Se Federico Zeri ricostruiva il corpus dell’artista partendo dalla pala d’altare con la Madonna in trono e santi della chiesa di Serumido (già di San Pier Gattolini) si deve a Serena Padovani (I ritratti Doni: Raffaello e il suo 'eccentrico' amico, il Maestro di Serumido, "Paragone", 56, 2005, 61, pp. 3-26) una precisa e complessa ricostruzione dell’artista e un primo tentativo di datazione delle sue opere a partire dall’attribuzione a lui delle scene a monocromo dipinte sul verso dei ritratti di Agnolo e Maddalena Doni di Raffaello. Già la fisionomia del Bambino appare quasi identica a quella usata nella pala della chiesa di Serumido. La fronte alta e bombata, il caratteristico taglio degli occhi a mandorla o le lumeggiature dei particolari anatomici caratterizzano in modo identico anche il Gesù della pala usata da Zeri per conferire un nome al pittore. Anche la posizione del Bambino in piedi sul grembo di Maria è la medesima e viene ripetuta nella pala d’altare di San Giusto ad Ema a bagno a Ripoli, dove il pittore sembra ancora più forzare i caratteri eccentrici del suo stile. Ulteriori confronti potranno essere svolti fra il curioso profilo sgusciato del san Giovannino con quello del san Sebastiano nell'Annunciazione della chiesa fiorentina di San Giuseppe, mentre il volto di Maria, seppur qui perfettamente ovale e armonico - quasi una reminescenza raffaellesca -, andrà paragonato con quello degli angeli dalla fronte ampia e tornita nelle due pale già citate della chiesa di Serumido e di San Giusto ad Ema, ma ormai deformate secondo stilemi caria anche a Berruguete.
La composizione di questo dipinto sembra invece ancora appartenere ad un momento più saldo e armonico, forse precedente, dello stile del Maestro di Serumido. Come ha indicato Serena Padovani, nei primi lavori del pittore sono ancora evidenti i debiti nei confronti della fermezza monumentale di Fra Bartolomeo, e dell’esempio dato da Raffaello, che egli conobbe di persona se dipinse le storie del Diluvio sul verso dei ritratti Doni, dove le figurine hanno volti larghi e più torniti di quanto l'artista non dipingerà una volta distante dall'Urbinate. Pur eseguite a monocromo, quelle figure sono infatti più salde e plastiche di quelle dipinte negli anni successivi per le pale già ricordate, e sono coerenti con alcune opere dove il pittore sembra meno sbilanciato in parallelo con l'esempio di Berruguete e del Larciani. Se l'intervento sui ritratti Doni va datato verso la metà del primo decennio del secolo, un altro punto fermo nella datazione delle opere del maestro di Serumido è indicato, sempre da Serena Padovani, attraverso il confronto fra la sua Sant’Anna metterza e santi nella chiesa di Sant’Jacopo a Cavallina (Barberino di Mugello) e la Pala della Signoria di Fra Bartolomeo, consegnata seppur non finita nel 1513. Nella tavola della Cavallina la figura di Maria ha infatti un volto dalla forma quasi coincidente con quello di questa tavola, ed anche le pieghe delle vesti, (soprattutto quelle del san Francesco) hanno un medesimo andamento serpentinato qui visibile soprattutto nella manica della Vergine. Una datazione fra i monocromi Doni e la pala d'altare della Cavallina - dunque fra il 1505 e il 1513 -, sembrerebbe la più probabile per questa Madonna col Bambino e san Giovannino che costituisce un recupero interessante dell'attività precoce del Maestro di Serumido.