Telemaco Signorini
(Firenze 1835 - 1901)
GIOVINETTO CHE STUDIA
olio su tela, cm 47x38
firmato in basso a sinistra con dedica Al Maggiore F. Tabacchi
sul retro: etichette: Mostra delle opere di Telemaco Signorini / Firenze 1926 n.72; Mostra dei Macchiaioli / maggio-ottobre 1956 / T. Signorini / Giovinetto che studia / Ghiglione – Genova
Provenienza:
Collezione Ghiglione, Genova
Collezione privata, Milano
Bibliografia:
Onoranze a Telemaco Signorini, mostra delle opere alla R. Galleria dell’Accademia, Firenze 1926, n. 106
A cura di Giovanni Carandente, I Macchiaioli, catalogo della mostra, Roma 1956, p. 206, n. 249
Esposizioni:
Onoranze a Telemaco Signorini, mostra delle opere alla R. Galleria dell’Accademia, Firenze 1926
I Macchiaioli, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, maggio-luglio 1956
Conosciuto principalmente per i suoi paesaggi e gli studi dal vero eseguiti all’aperto, dalla seconda metà degli anni Sessanta Telemaco Signorini abbraccia un nuovo tipo di ritrattistica in interni ambientati in un contesto ben preciso e identificabile. È il caso di Aspettando e del suo pendant Non potendo aspettare (La lettera) entrambi esposti nel 1867 alla mostra dalla Società Promotrice di Firenze.
Come egli stesso specifica al riguardo, “i ritratti si sono fin qui fatti con una massima sola, cioè dovevano avere un fondo unito il più possibilmente, per fare staccare e non disturbare la testa del ritrattato”. Un precetto ridicolo in quanto questi soggetti possono avere “per fondo ciò che presenta lo studio di quadri, di stampi ed altri oggetti attaccati al muro, senza per questo la testa del ritratto ne scapiti per nulla” (Cfr. I macchiaioli, catalogo della mostra, Firenze Forte di Belvedere, maggio-luglio 1976, p. 168).
Anche nel caso del dipinto qui presentato, il giovane protagonista è raffigurato in una stanza con varie opere d’arte appese alle pareti. Seduto su uno sgabello, con il gomito destro appoggiato al piano del tavolo e la testa sorretta dal braccio, il ragazzo è colto mentre è concentrato nella lettura delle carte stese sulla tovaglia. Nella descrizione della stanza, caratterizzata da tonalità scure stese con una pennellata a tratti sfrangiata, ritroviamo l’attenzione ai particolari che contraddistinguono Signorini, anche se alcuni appaiono non finiti. In effetti il destinatario del dipinto, il maggiore Tabacchi del II reggimento di artiglieria a Gaeta, conosciuto con grane probabilità a seguito dell’arruolamento di Signorini negli artiglieri durante la campagna del '59, nella corrispondenza indirizzata al pittore e ora conservata presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze parla di un bozzetto che estorce all’artista in cambio delle Memorie di Casanova. In una delle sue lettere Tabacchi scrive: “Mio caro Signorini, potete consegnare al mio soldato il bozzetto che io terrò come cosa pregiatissima. Vi ringrazio del bel moro, ed io mi congratulo meco della buona idea che mi venne di seminare in un terreno fecondo di cortesia”. Entrato in data imprecisata nella collezione Ghiglione di Genova, il dipinto è stato esposto alla mostra dell’artista organizzata a Firenze nel 1926 e trent’anni dopo alla mostra dei Macchiaioli.
Elisabetta Staudacher