Michael Sweerts
(Bruxelles 1618-Goa 1664)
ARTISTA CHE DISEGNA PRESSO UNA FONTANA
olio su tela, cm 64x87
Provenienza: Bendorf am Rhein, Haus Christophorus;
asta Christie’s Londra, 9 luglio 2002, lotto 38;
collezione privata
Bibliografia: R. Kultzen, Michael Sweets. Brussels 1618-Goa 1664, Ghent 1996, pp. 28, 98, n. 37, fig. 37
Come altri dipinti eseguiti da Sweerts nel corso del soggiorno romano, documentato fra il 1646 e il 1651 ma forse anticipabile al 1640, la tela qui offerta è dedicata, quasi una dichiarazione di poetica, al tema dell’artista al lavoro. Nei pressi di un tempio in rovina, di cui solo due colonne sopravvivono erette, un pittore, forse di passaggio a giudicare dal mantello da viaggiatore, si guarda intorno, la penna sollevata in un gesto sospeso, quasi alla ricerca di un motivo da tradurre sul foglio bianco. Il suo compagno, certo pittore anche lui, gli indica come possibile modello due popolani, uno dei quali chino sullo zampillo di una rustica fontana. E’ appunto il tema dello studio dal vero, e anzi del motivo colto dalla strada e dalla vita quotidiana, che ritroviamo nelle composizioni più ricche ed articolate a Roma presso l’Accademia di San Luca, nel dipinto già nella collezione Melmeluzzi, o nella tela del museo Boymans van Beuningen di Rotterdam dove l’artista, circondato da popolani, è raffigurato al lavoro nel giardino della villa Montalto, riconoscibile dalla fontana disegnata da Gian Lorenzo Bernini. Un tema, si direbbe, particolarmente caro a Sweerts, che tornato in patria aprì, come è noto, la propria accademia di disegno, probabilmente simile agli studi d’artista che compaiono nelle sue tele più famose, dove gli allievi si esercitano dal modello in posa o dalla scultura, e non più dal vero.
Non è stato finora osservato che il personaggio che accompagna l’artista e gli propone l’oggetto del suo disegno, presente anche nel già citato dipinto all’Accademia di San Luca, è probabilmente Sweerts in persona, come suggerisce il confronto con il suo autoritratto giovanile conservato agli Uffizi, dalla raccolta del cardinal Leopoldo de’Medici: un dato che, se confermato, rafforza il valore del nostro dipinto come vera e propria dichiarazione di poetica da parte dell’artista neerlandese.