Luca Giordano
(Napoli 1634-1705)
MADDALENA PENITENTE
olio su tela, cm 132,5x184
Il dipinto è corredato da parere scritto di Stefano Causa, febbraio 2013, di cui si riportano di seguito le parti salienti:
“Cresciuto quando la stagione caravaggesca era ormai in esaurimento Luca Giordano è, senza discussioni, il maggiore pittore napoletano del ‘600; l’unico, o forse l’ultimo, ad aver procurato una spallata alla relativa stasi della cultura figurativa meridionale sulla metà del secolo, spalancando l’uscio al Barocco romano e spendendosi, su scala europea, in un pugno di viaggi calibrati tra lavoro e aggiornamento. A Napoli, si sa, Giordano è ubiquo e onnipresente; ma per imparare a conoscerlo bisognerebbe includere, tanto per cominciare: Venezia e la Spagna. (...)
Questa sorprendente, Maddalena in meditazione (..) appare replica autografa di un dipinto pubblicato da alcuni anni, (..) ubicato in un museo importante quanto seminoto, come la Galleria Nazionale di Cosenza in Palazzo Arnone. Considerato il fatto che non si scorgono varianti di rilievo tra le tele, appare al momento difficile decidere quale delle due preceda l’altra. Va osservato che il quadro cosentino appare decurtato, o comunque troncato sul lato destro, mentre la nostra redazione, in ottimo stato di conservazione, consente al gesto della Maddalena di spaziarsi meglio sul fondo dorato. Sarebbe nondimeno auspicabile che la coppia di quadri, cruciale per una più precisa messa a punto dello stile giovanile del pittore, s’incontrasse una volta per un confronto (la tela di Cosenza misura 126 x 179 cm e pure si data verso il 1660).
Certo anche qui Giordano innova dal di dentro, e prepotentemente, un soggetto che, a Napoli, aveva avuto un’immediata fortuna già nella prima metà del secolo. Ma per capire il modo in cui il giovane pittore si pone dinanzi ad un tema tante volte visitato, in particolare nelle cerchie caravaggesche, non bisogna pensare ad un capolavoro come la monumentale Maddalena del Ribera oggi conservata al Prado e sicuro modello per quella, di poco successiva, eseguita da Giordano e oggi nello stesso museo spagnolo. Questa nuova, si allunga come un rampicante e lascia dietro di sé bave di colore dorato, in un effetto dinamico che fa apparire d’improvviso statiche le impaginazioni dei grandi caravaggeschi napoletani e dei virtuosi di tocco che, tra Napoli e Genova, avevano trattato il tema nel secondo trentennio del secolo. Ora il dipinto di Giordano sta bene, a mio parere, nel biennio tra il 1658 e il ’60; nel momento, cioè, di maggiore approssimazione stilistica e, vorrei dire, sentimentale alla Tradizione veneta. Che, a detta di tutti i contemporanei, per il Giordano non ancora trentenne, s’identifica con la pittura di Paolo Veronese.
I confronti con la nostra Maddalena non mancano. A sostegno d’una cronologia relativamente giovanile – da contenere comunque nella prima metà del settimo decennio – soccorre una bibliografia eccedente e, ormai, persino debordante (nel corso di questi ultimi tre decenni, Giordano è divenuto sorta di autonoma periferia degli studi sul Barocco napoletano ed europeo). Eppure il consiglio è sempre quello di andare a vedere da vicino le opere. Nella sala di Giordano, nel secondo piano del Museo di Capodimonte a Napoli una serie di pale giovanili, quasi tutte datate rinvia, per punto di stile, al nostro quadro (la nostra Maddalena potrebbe confondersi, senza sforzo, nella folla di personaggi nel primo piano dell’Elemosina di San Tommaso da Villanova del ’58); ma il confronto funziona ancora meglio con il San Nicola in gloria (firmato e datato: IORDANUS / F. / 1658), conservato al Museo Civico di Castelnuovo (per una scheda recente, si veda Utili 2001, pp. 112-113, n. 18). Una sola zoomata consente di mettere a fuoco, nel profilo della bambina a sinistra subito vicino al gruppo delle cinque monache, lo stesso modello della Maddalena”.
Bibliografia di riferimento: M. Utili, in Luca Giordano, catalogo della mostra, Napoli 2001