Bartolomeo Bimbi
(Firenze 1648 – 1730)
Vaso di fiori all’aperto, con conchiglie, frutta e un uccellino
Olio su tela, cm 78x86,5
Firmato e datato “1721/BIMBI/….” al centro, sul piedistallo
Inedito
Provenienza: collezione privata
Sconosciuto alla letteratura artistica come al recente mercato dell’arte, lo splendido dipinto qui presentato costituisce un’aggiunta importante al pur ricco catalogo di Bartolomeo Bimbi.
Sebbene infatti la sua produzione ufficiale per la corte medicea – il Gran Principe Ferdinando e il Granduca Cosimo III – sia documentata dalle celebri tele oggi in gran parte riunite nel Museo della Natura Morta nella villa di Poggio a Caiano, i numerosi dipinti eseguiti per i collezionisti italiani e stranieri che, ci dice Baldinucci, ricercavano con passione le opere dell’artista fiorentino, sono riemerse solo parzialmente dalle raccolte che li conservavano.
La nostra composizione si pone dunque come saggio esauriente della capacità straordinaria del Bimbi nel riprodurre i diversi esemplari della vita naturale accostandoli altresì con intenti di raffinata, per quanto esuberante decorazione. La tela riunisce infatti in una combinazione rara e suggestiva le conchiglie e i fiori diversi altre volte oggetto di raffigurazione esclusiva, e li presenta all’aperto in un contesto almeno all’apparenza naturale: un insieme che non trova riscontro nel catalogo del Bimbi attualmente noto.
Nell’esauriente biografia dell’artista, peraltro suo contemporaneo, Francesco Saverio Baldinucci (Vite di artisti dei secoli XVII-XVIII. Edizione a cura di Anna Matteoli, Roma 1975, pp. 239-253 “Vita del pittore Bartolomeo del Bimbo”) ricorda però (p. 244) “un quadro di bellissimi fiori per un forestiero, con i quali pittorescamente dispose alcuni nicchi di varie sorti”: un dipinto che saremmo fortemente tentati di identificare col nostro se la data del 1721 appostavi dal pittore fiorentino non fosse in contrasto con la sequenza cronologica proposta dal biografo.
Baldinucci prosegue infatti ricordando quattro tele di sole conchiglie richieste al Bimbi dal cavalier Ferdinando Ridolfi che aveva appunto ammirato quel quadro, e soprattutto quelle commissionate dal Gran Principe Ferdinando (morto, come si sa, nel 1713) per documentare una selezione delle conchiglie rare presenti nelle commissioni medicee.
Anche in quel caso l’artista fiorentino privilegiò una presentazione “naturale” del soggetto, ben diversa dalle composizioni italiane e fiamminghe (pensiamo ad esempio a quelle di Jan van Kessel) in larga misura debitrici delle illustrazioni scientifiche. Bimbi dipinse infatti “… una gran quantità di bellissimi nicchi, con diversa e naturale disposizione posati in terra sopra sassi, fra l’erbe, con alcuni fiori nascenti fra essi…..”: diversi quindi dalle due splendide composizioni documentate nell’inventario del Gran Principe in cui conchiglie d’ogni sorte e provenienza sono invece mostrate tra le pieghe di un tappeto turchesco (Bartolomeo Bimbi. Un pittore di piante e animali alla corte dei Medici. A cura di Silvia Meloni Trkulja e Lucia Tongiorgi Tomasi, Firenze 1998, pp. 114-15, nn. 53-54).
La raffigurazione di conchiglie in un contesto naturale trovava un precedente (in realtà molto più verosimile) nelle opere di Paolo Porpora (Napoli 1617-Roma 1673): e c’è da chiedersi se Bimbi ne avesse vista qualcuna quando appena ventenne, nel 1669, aveva trascorso qualche mese a Roma frequentando tra l’altro anche Mario dei Fiori, ormai molto anziano.
Sebbene il suo intento naturalistico e fondamentalmente descrittivo, così tipico della scuola fiorentina, diverga profondamente dall’impetuosa fantasia dell’artista napoletano, non c’è dubbio che proprio a quest’ultimo si debba una contaminazione di soggetti, all’interno del genere della natura morta, ripreso anche da Bartolomeo Bimbi in altre due tele minuziosamente descritte dal Baldinucci (cit., pp. 246-479) che le dice eseguite dall’artista per se stesso e per proprio piacere (ma forse, diremmo noi, per mostrare a possibili clienti futuri l’ampiezza e la varietà del suo registro espressivo): “… due gran vasi d’oro in tela di due braccia e mezzo circa posati in terre erbose e alla campagna, con ogni specie di fiori….” completati da uccelletti che volano, grilli, una serpe e una tartaruga. Identificate in due tele passate sul mercato antiquario e oggi di ignota ubicazione (Bartolomeo Bimbi… 1998, cit., pp. 102-103, nn. 39-40) i dipinti citati, datati rispettivamente del 1716 e del 1718, tradiscono l’adesione dell’artista ai modelli romani e in particolare a quelli di Paolo Porpora.
Non lontano cronologicamente dalle tele citate, il nostro dipinto conferma altresì il passo del Baldinucci che sottolinea come il Bimbi continuasse a dipingere in età molto tarda senza mai smarrire la vista acuta e il polso fermo dei suoi anni giovanili, licenziando dunque opere per nulla inferiori a quelle che a cavallo del secolo e nel primo decennio del Settecento avevano visto il suo trionfo alla corte dei Medici.