Famiglia Crespi
(Bologna, sec. XVIII)
FUGA IN EGITTO
olio su tela, cm 94,5X74,5
Provenienza
collezione privata, Bologna
collezione privata, Roma
In un bosco buio appaiono d’un tratto tre figure, anzi quattro. Sono un giovane angelo scalzo, che conduce per le redini l’asino su cui siede Maria col Bimbo in braccio. Il fianco lo guarda Giuseppe, che avanza aiutandosi con un bastone. Non si ode un rumore, Maria porta l’indice alle labbra, per invitare tutti a tacere e non svegliare il piccolo che dorme, gli occhi chiusi, il capo poggiato sopra la spalla nuda. Incedono lentamente, sotto lo sguardo supino di un bove pasciuto e di qualche pecora (si direbbe, appena accennata a risparmio sulla tela). Ma cala la sera, la luce lontana che filtra tra i rami e le frasche comincia ad ingiallire e bisognerà trovare un riparo per la notte. La storia è raccontata nella parte iniziale nel solo Vangelo di Matteo, ed è detta “Vangelo dell’infanzia” (Mt 1-2). Fuggivano quei tre dalla persecuzione ordita da Erode Ascalonita detto Il Grande, re della Giudea sotto il protettorato romano che, per eliminare il messia annunciato dall’arrivo dei Magi a Gerusalemme, ordinò lo sterminio di tutti i neonati maschi nel territorio di Betlemme. Avvisato in sogno da un angelo, Giuseppe radunò in fretta la famiglia e pochi averi e fuggì in Egitto. La strada per arrivarci dalla Galilea è oggi piuttosto asciutta e desertica salvo, forse, il tratto iniziale e, sospetto, lo era anche ai tempi dello Spagnuolo, come era noto Crespi a Bologna. I rari alberi lungo quel cammino li si troverebbero deviando verso Gerusalemme, ma quella era proprio la direzione da evitare. Ma il bosco immaginato è quello di grandi querce, con le siepi di prugnolo e biancospino, proprio della collina bolognese e la parete sulla destra è di argilla scagliosa, l’arenaria friosa di un calanco. I placidi armenti che assistono impassibili al passaggio del grupo sacro pascolano anche in altre tele dello Spagnuolo e della sua cerchia, vendute alla Fiera di Poggio a Caiano degli Uffizi(nota1). Tanto affollato era quel mercato ed altri, assieme a quello (come la Scena di Mercato della Pinacoteca Nazionale di Bologna)(nota2), che allo Spagnuolo vennero attribuiti anche alcuni disegni fiorentini con mucche, pecore e cani a matita rossa(nota3), ché certo aveva pur dovuto ben guardare e forse anche studiare, seppure non su quei fogli. Alcuni fragili, altri tra i quali una Fuga in Egitto(nota4), abili ma troppo precisi per la mano guizzante e il segno pastoso di Crespi, testimoniano del lavorio della sua larga bottega, quella che andrà chiamata “Famiglia Crespi” e che comprendeva, oltre agli alunni, inizialmente numerosi, anche i suoi non pochi figli ed il famiglio Ludovico Mattioli. Alla Famiglia andrà ricondotta anche questa Fuga in Egitto, ideata sotto la guida del capofamiglia, che potremmo immaginare più divertito attorno alla macchia sbavata degli alberi e sul bagliore del fondo che sui tre, anzi quattro, che marciano felpati in primo piano, al calare delle prime luci vespertine.
Marco Riccòmini
Note
1 M. Merriman, Giuseppe Maria Crespi, Milano 1980, pp. 312-314, n. 270.
2 Merriman 1980, p. 314, n. 272.
3 Si vedano, tra tutti, i nn. 20339 F. Studio di bue accovacciato [recto]; studio parziale di bue [verso]. Matita rossa e tracce di gesso bianco su carta grigia, mm 219 x 286. Bibliografia: M. Riccòmini, Giuseppe Maria Crespi. I disegni e le stampe. Catalogo ragionato, Torino 2014, p.181; 20347 F. Studi di animali al pascolo. Matita rossa, mm 186 x 234. In alto a destra, a matita: “Spagnoletto”. Bibliografia: Riccòmini 2014, p.181.
4 Inv. n. 4415 S. Fuga in Egitto. Matita rossa, mm 194 x 261. Bibliografia: Riccòmini 2014, n. R. 53, p.181.