Old Masters and 19th Century Paintings

thu 18 October 2012
Live auction 88
9

Bicci di Lorenzo

€ 20.000 / 30.000
Estimate
Evaluate a similar item
Bicci di Lorenzo
(Firenze, 1373–1452)
DISPUTA DI SANTA CATERINA D’ALESSANDRIA CON I FILOSOFI
predella a tempera su tavola, cm 17,5x67,5 entro cornice cm 20,9x70,7
 
Provenienza:
già collezione Guidi, Firenze (segnalato intorno al 1968);
collezione privata, Firenze
 
Classificazione all’interno dell’archivio Zeri: n. scheda 10349; n. busta 0140; intestazione busta: Pittura italiana sec. XV. Firenze. Bicci di Lorenzo 2; n. fascicolo 1; intestazione fascicolo: Bicci di Lorenzo: predelle, frammenti, altaroli 1
 
Corredato da attestato di libera circolazione
 
La tavola è stata riconosciuta a Bicci di Lorenzo da Federico Zeri e l’attribuzione è confermata dalla presenza di alcuni tratti tipici del pittore (si osservi per tutti il volto del calvo e barbuto saggio alle spalle della santa). Figlio ed erede di Lorenzo di Bicci (Firenze, documentato dal 1370 al 1410) e padre a sua volta di Neri (Firenze, 1419-1492), Bicci ebbe una prolungata attività, che si chiuse con l’avvio del ciclo di affreschi della cappella maggiore di San Francesco ad Arezzo, terminato in seguito alla sua morte da Piero della Francesca. Certo destinata al gradino di una pala d’altare, questa scena raffigura il celebre episodio della giovane Caterina d’Alessandria che disputa con i filosofi di fronte all’imperatore. L’aspetto assiale della composizione e le dimensioni della tavola farebbero ipotizzare un’antica destinazione come unico gradino di una pala da pilastro probabilmente legata a vicarie o podestarie che doveva essere sormontata da una raffigurazione di Santa Caterina che sovrintende l’amministrazione della giustizia.
L’opera si contraddistingue per un severo lessico dipendente dagli ultimi esiti della tradizione giottesca del tardo Trecento, che dovrebbe sottintendere una datazione precedente agli anni venti, quando Bicci di Lorenzo subì le suggestioni delle novità gotico “internazionali” rese note a Firenze da Arcangelo di Cola da Camerino e Gentile da Fabriano.