Bartolomeo Bimbi (Settignano 1648 Firenze 1730) NATURA MORTA CON MELE, SUSINE, CILIEGIE, PESCHE, CEDRI, CARCIOFI E UN VOLATILE SU FONDO DI PAESAGGIO olio su tela, cm 76,5x100,5 Lopera è corredata da parere scritto di Alberto Cottino, Torino, 20 luglio 2011 Sotto un cielo ancora luminoso, solcato da lievi nuvole rischiarate dagli ultimi bagliori del crepuscolo, un uccello vola radente su numerosi frutti (susine, nespole, mele tagliate e intere, cedri grandi e piccoli, pesche, noci, ciliegie), disposti a piccoli gruppi sul terreno reso con un sapiente controluce su cui risaltano i caldi colori della frutta. Il pittore si sofferma con meticolosa attenzione, quasi illusionistica, sulla buccia screziata delle susine, gonfie di polpa succosa, su quella spessa, carnosa e aggrumata dei cedri in primo piano, resi con vibranti coaguli di materia pittorica, e così vicini che sembra quasi di poterli facilmente afferrare, così come su quella setosa e vellutata delle pesche, su cui si posa morbida e carezzevole lultima luce del meriggio ormai quasi trascorso, che crea anche improvvisi lampi sui bordi delle foglie e sul carciofo. Lattenta analisi del pittore giunge anche a sottolineare l ingrigire della polpa della mela tagliata a causa dellesposizione prolungata allaria aperta. E un dipinto di qualità altissima, silente e contemplativo, stillante di naturalismo intenso e affettuoso che oscilla tra laccurata osservazione botanica e il senso tutto barocco per la decorazione. Tali caratteristiche tipologiche, stilistiche e qualitative permettono di ascrivere, a mio parere, lopera al pittore fiorentino Bartolomeo Bimbi, al cui catalogo dunque costituisce unimportante e particolarmente rappresentativa acquisizione. Lopera qui studiata ben si apparenta ad una serie di tele di varie misure eseguite per il Gran Principe Ferdinando de Medici raffiguranti sottoboschi o giardini con frutta e uccelli, databili probabilmente agli ultimi anni del Seicento oggi conservati presso la Villa Medicea di Poggio a Caiano (se ne vedano lanalisi e lillustrazione in R. Spinelli, in Villa Medicea di Poggio a Caiano. Museo della Natura Morta. Catalogo dei dipinti, a cura di S. Casciu, Firenze 2009, schede nn. 13-14 pp. 62-67), che presentano composizioni vicinissime sia nel taglio che negli orientamenti formali. Semmai il quadro qui studiato risulta ancora più affascinante rispetto a quelli in quanto la tonalità più chiara del cielo attenua i contrasti luminosi, permettendo una migliore lettura dei singoli frutti e del contesto ambientale e ammorbidendo lintera composizione. In questi ultimi ritornano le medesime impaginazioni e soluzioni formali qui visibili, con uccelli svolazzanti sui frutti sparsi a terra in piccoli gruppi, che mostrano le stesse caratteristiche morfologiche, tra cui spiccano i tipici cedri bitorzoluti. Questi facevano parte delle meraviglie dei giardini medicei, e Bimbi li riproduce anche in immense e memorabili tele (le celebri spalliere, che comprendevano tutte le specie di agrumi visibili nelle ville toscane, conservate anchesse a Poggio a Caiano ma in origine ubicate nel casino della Topaia), che dobbiamo considerare tra i capolavori assoluti della natura morta europea. Come giustamente osserva Spinelli (ibid., p.110), linteresse della famiglia granducale per questo tipo di coltivazioni non era certo nuovo, e aveva trovato nel corso del Seicento fonti i ispirazione e di sviluppo grazie alle pubblicazioni del ferrari, agli scritti del Redi, archiatra di Cosimo III, del Micheli, botanico di corte ( alla passione i Cosimo Guiducci segretario granducale- che avevano portato, in concerto con labilità dei Giardinieri medicei, la scienza citografica toscana a livelli incomparabili nellItalia del tempo. Così è anche per le susine, immortalate in ogni possibile variante in una grande tela destinata anchessa alla Topaia e oggi nel nuovo Museo della Natura Morta (R. Spinelli, ibid., n. 19, pp 76-77), perfettamente confrontabili, dal punto di vista pittorico, con quelle qui riprodotte. Per lo schiarimento della gamma cromatica rispetto alle tele per Ferdinando de Medici citate in precedenza, ritengo che lopera possa datarsi ad un momento successivo della maturità del pittore, probabilmente intorno al primo decennio del Settecento.