Nicoletto Semitecolo (Venezia e Padova doc. fra 1353 e 1370) MADONNA COL BAMBINO tempera e oro su tavola, cm 52,5x41,5; tavola cm 58x47 Lopera è corredata da parere scritto di Andrea De Marchi, Firenze, 8 marzo 2011 tavola, che recava una generica attribuzione a Paolo Veneziano e la notizia di unantica provenienza padovana, va riferita al pittore veneziano Nicoletto Semitecolo, definito da Rioberto Longhi come a Venezia più vivo tra gli artisti locali nella seconda metà del Trecento, che ebbe una prima formazione paolesca verso il 1350, ma poi lavorò a Padova e si avvicinò al più corposo naturalismo di Guariento dArpo (per una sintesi ben aggiornata sul profilo del maestro e sul suo catalogo vedi C.Guarnieri, Per un corpus della pittura veneziana del Trecento al tempo di Lorenzo, in e memorie di storia dellarte XXX, 2006, pp.54-55). I confronti sono immediati col capolavoro del pittore, le tavole dellarca di San Sebastiano per il Duomo di Padova, dipinte nel 1367, dove troviamo gli stessi volti scorciati dai tratti taglienti e minuti, la squadratura dei volumi guarienteschi piegata a movenze più gentili. La tavola presenta una forte spaccatura verticale, che interessa il volto del Bambino, ma il volto della Madre presenta il tipico modo di costruire gli incarnati della tradizione di Paolo Veneziano, su una base bruna, ma con morbide scremature di luce e arrossamenti delicati, e uninclinazione malinconica tipica del pittore. La Madonna non è semplicemente frontale, si volge verso il Figlio e per ciò stesso è decentrata leggermente verso destra. La mano destra afferra con le dita filiformi il piedino di Gesù, calzato con eleganti sandali neri. Il Bambino, la cui nudità è coperta da un drappo aranciato e da un velo, si volge vivacemente di lato, protendendo entrambe le mani nel gesto benedicente, in maniera insolita. Il corpo della Vergine sembra inarcarsi per accoglierlo, con una curvatura francesizzante che è in linea anche con la maturazione gotica di Lorenzo Veneziano, pure sensibile a Guariento, affermatosi a Venezia negli anni cinquanta. Sul fondo rosso sono vergate a biacca, in alto, le parole / MARIA I nimbi in oro sono fregiati con allinterno con archetti a granitura (come si vede in alcune opere anche di Donato Veneziano, insieme al quale Semitecolo è attestato a Venezia nel 1353) e delineati da una larga pennellata nera e un filo bianco allesterno. Esattamente come il San Daniele, patrono di Padova, che era dipinto sulla destra nel lato interno della coperta dellarca di San Sebastiano. Anche questo, come il San Sebastiano in pendant (entrambi ora nel Museo diocesano darte sacra di Padova) e come il Cristo in pietà fra la Madonna e San Giovanni che era al centro (ora nella collezione Sorlini) sono dipinti su fondo rosso e presentano dimensioni simili, unaltezza di poco superiore (64 cm). Come ha dimostrato A.Crovato (in G.Rossi Scarpa, Nicoletto Semitecolo nel Duomo di Padova, in R.Polacco E.Martini, Dipinti veneti. Collezione Luciano Sorlini, Carzago di Cavagese della Riviera 2000, pp.385-390; la problematica è del tutto ignorata da V.Sgarbi, in Giotto e il suo tempo, catalogo della mostra di Padova a cura di V.Sgarbi, Milano 2000, pp.338-339) queste figure, dipinte a testa riversa rispetto al Thronus Gratiae fra due Storie di San Sebastiano su fondo oro, sullaltro lato della stessa tavola, costituivano il lato interno di unanta orizzontale ribaltabile verso il basso, che permetteva in determinate occasioni liturgiche di scoprire le reliquie di San Sebastiano conservate allinterno della cassa (sul tema è in corso di stampa uno studio approfondito di Cristina Guarnieri, presentato al convegno sul Duomo di Padova, nellottobre del 2009). La tavola in oggetto appare segata sul retro in maniera assai irregolare e non già per semplice assottigliamento, tanto che viene da supporre che, come la Pietà Sorlini, sia stata separata in antico dalla pittura che stava sullaltro lato e provenga quindi dalla faccia interna di una chiudenda istoriata di una cassa di santo o beato simile a quella dellarca di San Sebastiano, probabilmente realizzata a Padova su suo diretto modello, poco dopo il 1367. Nellarca del Duomo patavino la Madonna dellUmiltà era dipinta su una tavola inferiore, che rimaneva fissa, al centro di altre due storie di San Sebastiano (tutte queste tavole, ben note, sono ora nel Museo diocesano). In questo caso è possibile che si trattasse di un programma meno ampio e che la Madonna fosse inserita sul lato interno, visibile solo quando lanta era aperta, privilegiando per quello esterno una figurazione emblematica della Passione di Cristo, come lImago Pietatis. E in ogni caso altamente probabile la provenienza da un complesso simile e non già la funzione come tavola autonoma di devozione. La venatura verticale del legno potrebbe però suggerire una struttura più anomala costituita da due ante verticali di chiusura di un tabernacolo-reliquiario sviluppato in altezza, e allora si spiegherebbe la posizione decentrata della Vergine verso destra, di faccia ad unImago pietatis sul lato sinistro, lintegrazione, sopra e sotto, con eventuali figure di santi, e sullaltro lato le storie del santo o beato venerato nel tabernacolo.