Arredi, oggetti d'arte e dipinti antichi

wed 20 October 2010
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Pellegrino di M

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Pellegrino di Mariano (Siena, documentato dal 1449-1492) MADONNA COL BAMBINO E DUE ANGELI tempera su tavola centinata fondo oro, cm 78x49,5 lievi danni alla cornice Provenienza: già collezione Riccardo Gualino, Castello di Cereseto; dal 1935 collezione Carlo Maggi, Torino; collezione privata, Firenze Lopera, originariamente collocata nel Castello di Cereseto, compare, con ubicazione ignota, nel catalogo delle Collezioni Gualino (1982) con un riferimento di Guglielmo Pacchioni ad un maestro senese del sec. XV seguace di Benozzo Gozzoli, desunto da un suo inventario degli anni 30. Cesare Brandi nel 1947 aveva segnalato e riferito lopera ad un seguace di Giovanni di Paolo. Luciano Bellosi ha pubblicato il dipinto come Pellegrino di Mariano in un suo articolo su  (2003). Il dipinto è corredato da un parere scritto di Luciano Bellosi, Firenze 6 settembre 2010 Questo delizioso dipinto su tavola, che presenta, a mezza figura, la Madonna col Bambino e due angeli a mani giunte, è forse lopera più gradevole di Pellegrino di Mariano, un artista senese del Quattrocento, documentato dal 1449 al 1492 e operoso come pittore, ma, soprattutto come miniatore. Artisticamente dipende da Giovanni di Paolo, il ben noto pittore tardogotico che fu attivo a lungo nella città di Siena, fino al 1482. Il dipinto, gentile e delicato, che stiamo considerando è molto importante per una particolarità che lo lega ad un altro grande artista senese, Jacopo della Quercia. Esso è infatti ispirato direttamente alla grande Madonna col Bambino in legno scolpita da Jacopo per la chiesa senese di San Martino, dove era collocata originariamente su un complesso altare di cui facevano parte altre quattro bellissime statue in legno, raffiguranti i santi Antonio Abate, Bartolomeo, Giovanni Evangelista e Giovanni Battista. Le cinque magnifiche statue sono tutte a grandezza naturale e a figura intera, mentre Pellegrino di Mariano ha riprodotto la sola Madonna col Bambino a mezza figura; ma la sua derivazione è molto precisa e inequivocabile. In questo modo, Pellegrino diventa un importante testimone non solo della grandezza e della fama di cui godeva al suo tempo Jacopo della Quercia, ma anche dellimportanza che si dava allora alla scultura in legno, più tardi considerata una produzione minore, dopo che Michelangelo nel Cinquecento e i Neoclassici tra la fine del Sette e gli inizi dellOttocento avevano consacrato il marmo come materia privilegiata per la scultura. Io ho pubblicato questo dipinto, con lattribuzione a Pellegrino di Mariano che mi sembra ormai generalmente accettata, conoscendolo soltanto da una fotografia dellIstituto Germanico di Firenze, dove era dichiarata di ubicazione ignota. Ora che lho potuto vedere dal vero, non solo confermo con profonda convinzione la proposta attributiva, ma ammiro il buono stato di conservazione del dipinto, che, con i suoi colori, ci può dare qualche indicazione anche per la cromia originaria della statua quercesca, oggi tutta dorata ma certamente dipinta in origine con vari colori: il blu tradizionale del manto della Madonna, la sua veste rossa, i capelli biondi del Bambino. Gli incarnati sono dipinti con colori naturalistici, sulla base di un uso di antica tradizione. Interessante è il fatto che il Bambino abbia una veste dorata, il che potrebbe indicare che anche nella statua di Jacopo dalla Quercia fosse trattata con la foglia doro, che più tardi, forse nel Cinquecento, è stata usata per tutte e cinque le sculture. Bibl.: C.Brandi, Giovanni di Paolo, Firenze 1947, p.101, fig. 111; G.Castagnoli Dagli ori antichi agli anni Venti. Le collezioni di Riccardo Gualino, Milano 1982, p.49, n.12; L.Bellosi Jacopo della Quercia e la scultura in terracotta in  112, ottobre 2003, pp. 2-17, fig. 3