GIOVANNI BATTISTA PIAZZETTA
(Venezia 1683 – 1753)
Coppia di musicanti
Gessetto nero e rialzi a gessetto bianco su carta vergellata. mm 397x310
Provenienza
Collezione privata, Roma
Bibliografia di rferimento
A. Mariuz, Opera completa del Piazzetta, Milano 1982.
G. Knox, Piazzetta, Washington, 1983.
AA.VV., G. B. Piazzetta. Disegni, Incisioni, Libri, Manoscritti, Vicenza 1983.
Il primo ventennio del XVIII secolo fu testimone di un cambiamento di gusto della grande committenza privata veneziana. Le grandi composizioni di genere storico o religioso, fino ad allora testimonianza di fedeltà ai canoni etici stilistici degli illustri antenati, iniziarono a decadere in favore di un gusto più estetico e decorativo, funzionale ad un ruolo dell’arte più orientata all’intimità e all’eleganza dei ricchi ambienti domestici dell’aristocrazia e dell’alta società mercantile della Repubblica Veneta.
Questa sorta di riconversione al nuovo gusto, non fu indolore per molti grandi artisti dell’epoca. Giambattista Tiepolo, dopo aver ultimato le decorazioni per il grande salone Dolfin, si trovò per quasi dodici anni privo di committenze significative, impreparato all’evolversi del gusto delle classi emergenti.
Più pronto a cogliere il cambiamento fu invece Piazzetta che, sull’onda già percorsa dalla ritrattistica di Rosalba Carriera, si cimentò, già intorno alla seconda metà degli anni Venti, nella produzioni di ritratti e soggetti di genere, oltre ad assumere un ruolo, prontamente recepito e consacrato, di illustratore di libri nel gusto rococò.
L’adeguamento al nuovo genere fu profondamente influente in una nuova concezione del disegno e delle motivazioni del suo collezionismo. Le opere su carta assunsero inatti il connotato di opere autonome;
svincolate dalla funzione propedeutica alla pittura e, affrancate dal collezionismo “di gabinetto”, risolsero la funzione di oggetti da esporre dietro i “cristalli”, i costosi vetri vanto delle “fornase da speci” delle manifatture veneziane. A chi non poteva permettersi i preziosi pastelli della Carriera o i piccoli olii di Pietro Longhi, venne in soccorso la prolifica produzione di incisioni di Marco Ricci, Canaletto e Marieschi o i d’après Pitteri, numerosi nelle ricche dimore veneziane.
Proprio la traduzione dei disegni di Piazzetta in incisione fu uno dei segnali più evidenti del nuovo corso. Nel 1739 Pietro Monaco nel primo volume della “Raccolta” inserì 4 tavole da Piazzetta. Nel 1742 Marco Alvise Pitteri ottenne il privilegio privativo per la riproduzione delle celebri 15 teste (fra le quali quelle degli apostoli), mentre l’anno seguente Giovanni Cattini eseguì 14 tavole nel suo Icones ad vivium expressae con il ritratto di Piazzetta derivato dal disegno acquistato dal console John Smith, oggi a Windsor (Inv. 0754). Infine, Johann Lorenz Haid, e Johann Gottfried Haid, ispirati alle traduzioni di Cattini e a nuovi fogli del maestro. Il grande successo editoriale delle incisioni dalle teste di carattere, durò ben oltre la morte di Piazzetta; Teodoro Viero infatti intorno al 1760 ottenne ancora il privilegio per la pubblicazione di 12 “teste capricciose”, durata fino al 1780.
La Coppia di musicanti, fino ad oggi mai pubblicata, si colloca esttamente in questo contesto storico ed estetico. Il registro compositivo della coppia di figure, giustapposte in ravvicinata prospettiva fino al riempimento del foglio, è comune ad un corpus nutrito di altri disegni del maestro veneziano e della sua bottega.
La struttura tonale, resa con sapiente e modulata pressione del gessetto nero e netta lumeggiatura bianca, risponde coerentemente allo scopo di creare un’opera dotata di propria autonomia compositiva.
La figura del giovane flautista in primo piano, ritrae Giacomo Piazzetta, il figlio dell’artista intorno ai 17 anni; circostanza che consente una datazione dell’opera intorno al 1742. Lo stesso impianto con la figura del giovane figlio ricorre nel Il suonatore di violino e in Giovanetta e ragazzo con trappola, entrambi presso la Galleria dell’Accademia a Venezia (Inv. 323 e 321), mentre in figura singola offre il profilo nel Ragazzo con il flauto (Knox, 33A) della collezione Mongan datato da Knox fra il 1743 ed 1745 e ritenuto vicino al dipinto di Dresda Giacomo recante uno stendardo (Mariuz, 87).