Bernardo Cavallino
(Napoli 1616-1656)
CRISTO E L’ADULTERA
olio su tela, cm 72x101
al retro, sulla cornice e sul telaio, etichette della Mostra della Pittura Napoletana del 600 – 700 – 800, Napoli 1938
Esposizioni
Mostra della Pittura Napoletana del 600 – 700 – 800, Napoli, Castelnuovo, 1938.
Bibliografia
Piccola guida della Mostra della Pittura Napoletana del 600 – 700 – 800, Napoli 1938, p. 71, n. 4; La Mostra della Pittura Napoletana del 600 – 700- 800, Napoli 1938, p. 319, n. 4.
Esposto con la corretta attribuzione alla storica mostra della pittura napoletana del 1938 ma non riprodotto nel relativo catalogo, peraltro assai parco di illustrazioni, il dipinto qui offerto è rimasto fino ad oggi assolutamente sconosciuto agli studi napoletani e a quelli sull’artista, inaugurati alla metà degli anni Ottanta dalle esposizioni curate da Ann Percy e Ann T. Lurie e culminati nella recente monografia di Nicola Spinosa.
È dunque con grande emozione che si può oggi rivedere, quasi per la prima volta, un dipinto del primo tempo di Bernardo Cavallino, e rintracciarvi i segni della sua prima formazione naturalistica nel solco del caravaggismo napoletano. Evidente, in particolare, l’esempio di Battistello Caracciolo a cui si richiama la figura reclina in primo piano, certo il risultato di uno studio accademico “dal naturale” ma insieme consapevole della pala di Battistello nella chiesa del Pio Monte della Misericordia, del 1615.
I confronti più evidenti rimandano in ogni caso alle opere di Cavallino nella seconda metà degli anni Trenta, al bivio tra il naturalismo del Maestro degli Annunci e una più sapiente e artificiosa messa in scena dei suoi episodi a figure terzine. Si possono in particolare citare il Pagamento del tributo e il Ritorno del Figliol Prodigo, entrambi nel Museo di Capodimonte, simili al nostro dipinto anche per l’ambientazione della scena e la disposizione dei personaggi sul pavimento di pietra di una stanza oscurata, quasi un palcoscenico per l’azione tratta dal Nuovo Testamento.
Giova ricordare, a questo proposito, l’assenza di altre versioni di questo soggetto tra le opere attualmente note del pittore napoletano: fu infatti respinta già da Roberto Longhi l’attribuzione a Bernardo Cavallino dell’Adultera del Museo di Castelvecchio a Verona, esposta a suo nome nella stessa mostra napoletana del 1938.
Si potrebbe quindi ipotizzare con qualche legittimità l’identificazione del dipinto qui offerto con l’effigie della donna adultera di quattro palmi per tre, mano di Bernardo Cavallino, (misure coincidenti con le nostre) censita nel 1716 nella collezione napoletana di Francesco de Palma de Artois, Duca di Sant’Elia, con la stima non indifferente di 50 ducati (cfr. G. Labrot, Documents for the History of Collecting: Italian Inventories 1. Collections of Painting in Naples 1600 – 1780, 1992; The Getty Provenance Index).