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wed 19 October 2016
Live auction 190
77

Giuseppe Porte detto il Salviati

€ 25.000 / 35.000
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Giuseppe Porta detto il Salviati

(Castelnuovo di Garfagnana 1520-Venezia 1575)

GIUSEPPE ACCOGLIE I FRATELLI IN EGITTO

olio su tavola, cm 62x62

 

al retro della tavola e sulla cornice, etichette a stampa e a inchiostro e timbri in ceralacca si riferiscono alla collezione dei Principi di Hannover; alla Galleria Fidecommissaria della Casa di Braunschweig-Luneburg; alla medesima collezione nel castello di Blankenburg.

Provenienza

Hannover, collezione dei Principi di Hannover, inv. no. 167, prima del 1831 (come “Scarzellino di Ferrara”); Re Giorgio V (1865-1936); Galleria Fidecommissaria della casa di Braunschweig Lüneburg; loro vendita, Berlino, Paul Cassirer e Hugo Helbing, 27 -28 aprile 1926, lotto 143 (come Ippolito Scarsella, invenduto); Schlöss Blankenburg, circa 1929, inv. no. 0566 (come da sigillo in ceralacca al retro); Hannover, Schloss Marienburg, vendita Sotheby’s, 6 ottobre 2005, lotto 500, come “Scuola Veneziana, circa 1600”; New York, Sotheby’s, 26 gennaio 2012, lotto 122 (come Giuseppe Porta, il Salviati).

Bibliografia
Verzeichnifs der Hausmann’schen Gemählde-Sammlung in Hannover, Braunschweig 1831, p.83, cat. no. 167, (come Scarzellino di Ferrara).
J. Reimers, Katalog der zur Fideikommiss-Galerie des Gesamthauses Braunschweig und Lüneburg gehörigen Sammlung von Gemälden und Skulpturen im Provinzialmuseum Rudolf v. Bennigsenstr. 1 zu Hannover, Hannover 1905. Sammlung Bertheau, cat. no. 379.
M. Gregori, Fogli di taccuino: un dipinto di Giuseppe Porta detto il Salviati in G.M. Pilo, L. de Rossi, I. Reale (a cura di), Un’Identità: custodi dell’arte e della memoriaStudi in onore di Aldo Rizzi, Venezia 2007, p. 217-218, e p. 435, fig. 1. 

 

Tradizionalmente riferito allo Scarsellino, come risulta dalle etichette al retro e dai cataloghi dell’illustre raccolta di provenienza, e più genericamente alla scuola veneziana del tardo Cinquecento in occasione della storica vendita organizzata da Sotheby’s nel 2005, il dipinto qui offerto è stato restituito da Mina Gregori all’esiguo ma significativo catalogo di Giuseppe Porta, più noto col soprannome del suo maestro fiorentino Francesco Salviati.

Ineccepibili i confronti proposti dalla Gregori, che accosta il nostro dipinto a tre opere, curiosamente vicine alla nostra anche per il soggetto – episodi della storia di Giuseppe – sebbene assai più ampie per dimensioni: si tratta di tre tavole ora a Hampton Court (inv. 704, 709, 844) e presenti nelle collezioni reali inglesi fin dalla prima metà del XVIII secolo.

Un tempo genericamente catalogate come di scuola veneziana, le tre tavole (La partenza di Giuseppe; Giuseppe davanti al faraone; Giuseppe spiega i sogni) sono state attribuite al più giovane Salviati da John Shearman e successivamente a lui confermate in un catalogo curato dallo stesso studioso (Early Italian Pictures in the Collection of Her Majesty the Queen, Cambridge 1983, pp. 218-20; nn. 231-33; figg. 194-96). La proposta è stata condivisa oralmente da Alessandro Ballarin e accettata senza riserve da David Mc Tavish, principale specialista del pittore veneziano (Giuseppe Porta called Giuseppe Salviati. (Ph. D. Diss., Londra, Courtauld Insitute). New York-London 1981, pp. 269-72, figg. 131-33) che le riferisce al periodo giovanile dell’artista, intorno alla metà degli anni Quaranta.

Particolarmente convincente il confronto tra la nostra tavoletta e quella raffigurante Giuseppe spiega i sogni, fra le tre la più complessa ed articolata, ricca di personaggi confrontabili ai nostri nei profili angolosi e negli esotici copricapi definiti dal segno affilato della Maniera ma insieme saturi di colore veneziano. Ulteriori motivi di confronto si ritrovano poi negli sfondi architettonici e paesistici della tavola citata e di quella raffigurante la partenza di Giuseppe.

Modificate nel formato, comunque irregolare, le tavole di Hampton Court furono probabilmente eseguite per un insieme decorativo oggi difficilmente ricostruibile nella sua interezza, sia pure in via di ipotesi. Nonostante le diverse dimensioni dei pannelli non è impossibile che anche il dipinto qui proposto facesse parte di quell’insieme, affascinante quanto misterioso.