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wed 19 October 2016
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40

QUATTRO MATTONELLE DA PAVIMENTO, NAPOLI, METÀ SECOLO XV

€ 1.500 / 2.500
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QUATTRO MATTONELLE DA PAVIMENTO, NAPOLI, METÀ SECOLO XV

in maiolica decorata in policromia con blu di cobalto, bruno di manganese e tracce di verde ramina, cm 21x11

 

Bibliografia di riferimento

A. Filangieri di Candida, La chiesa ed il monastero di S. Giovanni a Carbonara, Napoli 1924;

G. Donatone, La maiolica napoletana del Rinascimento, Napoli 1993, pp. 19-21 tavv. 1, 83-84;

L. Arbace, Il pavimento maiolicato di San Giovanni a Carbonara, Napoli 1998;

G. Donatone, La maiolica napoletana dagli Aragonesi al Cinquecento, Napoli 2013, p. 14 fig. III b-c, pp. 40-42

 

Due mattonelle raffigurano profili maschili, le altre due femminili, tutti delineati con una sottile linea di cobalto, mentre le ombreggiature sono rese con pennellate più diluite.

La prima mattonella reca un ritratto maschile dalla folta capigliatura portata corta, sopra le orecchie, affrontato da un ramo sottile con foglie di quercia, e trova preciso riscontro in alcune mattonelle del pavimento della Cappella Caracciolo nella basilica di San Giovanni in Carbonara a Napoli (Guido Donatone, che ha a lungo studiato questa produzione, ne propone l’identificazione con il ritratto di Leonello d’Este diffuso all’epoca grazie alla medaglia di Pisanello); la seconda invece un ritratto maschile dalla folta capigliatura che scende al di sotto delle orecchie, mentre una foglia di prezzemolo su un ramo sottile riempie la campitura di fronte al ritratto. La terza mattonella raffigura un profilo femminile con la capigliatura racchiusa in una reticella che trattiene i capelli sulla fronte, trattenuta da un cercine di stoffa, un filo di perle ne adorna il lungo collo mentre s’intravede l’abito accollato da cui emerge una camiciola a sottili piegoline; tutt’intorno una serie di punti riempiono le campiture vuote, così come nella quarta mattonella, raffigurante un profilo femminile con la capigliatura racchiusa in una reticella sul capo trattenuta da un cercine di stoffa che ne libera la fronte, e indosso un abito accollato con un giustacuore chiuso da una serie di piccoli bottoncini

Queste mattonelle presentano chiare affinità tipologico-stilistiche con la pavimentazione sopradescritta: il pavimento Caracciolo del Sole, tuttora in situ, rappresenta l’esempio più antico della produzione di maiolica opera di una manifattura locale, ma con forti influenze valenzane. Il tappeto maiolicato è composto da seimila mattonelle e si articola in cellule ottagonali, secondo lo schema di gusto classico alessandrino e diffuso a Napoli in seguito alle riggiole importate da Valencia, come dimostra l’applicazione delle modalità decorative tipiche delle maioliche spagnole: la foglia di perequil e il melograno, foglie di malvarosa stilizzata e uccelli esotici. Il gusto per la ritrattistica è invece secondo Donatone elemento innovativo rispetto alla normativa estetica valenciana, che non comprendeva la rappresentazione della figura umana così come la presenza d’immagini araldiche nelle mattonelle centrali del pavimento completo.

La critica storico-artistica del primo Novecento aveva attribuito il pavimento a maestranze fiorentine, in virtù del facile confronto con la cosiddetta famiglia italo-moresca a zaffera. Tuttavia gli stretti rapporti ispano-napoletani nel periodo aragonese hanno portato a ricondurre l’opera a maestranze campane, data la presenza documentata di maiolicari valenziani proprio nel periodo di edificazione della cappella Sergianni Caracciolo nel 1447, e la critica presente tende pertanto a riconoscere l’origine autoctona dell’opera nel periodo aragonese.