(Diritto) Pandectarum seu Digestum vetus iuris ciuilis, tomus primus
[-tertius]. Cum Pandectis Florentinis, quae olim Pisanae dicebantur,
diligentissimè collatus, lectionum varietatibus, quibus
à Florentinis discrepabat (communem enim lectionem retinere
maluimus) in margine ritè collocatis, commentarijs Accursii, &
multorum insuper aliorum iurisconsultorum tam veterum, quàm
neotericorum, praecipue autem Antonii Persii. Editio postrema.
Venetiis, (Hieronymus Polus, sumptibus Societatis Aquilae se
renouantis, excudebat, 1591).
3 volumi in 4to (242 x 176 mm). [clxxvi] 1509 [1] pp. [lxiv] 1388 pp.
[lxxxviii] 1326 [2] pp. Frontespizio e testi stampati in rosso e nero,
il testo principale circondato dal commento in corpo più piccolo.
Ampia marca ai frontespizi, iniziali e fregi xilografici. Legatura ottocentesca
in mezza pergamena con angoli, titolo manoscritto al
dorso, piatti marmorizzati. Frontespizi con tracce d’uso e timbro
privato, qualche galleria di tarlo per lo più marginale (una nel tomo
terzo tocca il testo), qualche restauro marginale alle prime ed ultime
carte, carte occasionalmente ingiallite e fiorite, macchie e altre
tracce del tempo, ma nel complesso esemplare genuino.
Celebrata edizione cinquecentesca delle Pandette, o Digesto,
commentata dall’Accursio e dal Persio. Assieme alle Insitutiones,
al Codex e alle Novellae, le Pandette (raccolta sistematica di
responsi e questioni di diritto romano) erano parte del Corpus Iuris
Civilis promulgato nel 533 dall’Imperatore Giustiniano. L’Impresa
della “Società dell’Aquila che si rinnova” raccoglieva sotto un unico
marchio diverse tipografie veneziane.
(3 volumi)