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Artista attivo a Roma, metà del XVI secolo
RESURREZIONE DI CRISTO
olio su tavola, cm 179x123
Attribuito a Taddeo Zuccari nell'illustre collezione da cui proviene, il dipinto qui offerto, inedito e non documentato, appare più verosimilmente riconducibile al clima della Maniera fiorita a Roma tra il quinto e il sesto decennio del Cinquecento nella scia dei suoi più illustri protagonisti, Perin del Vaga e Francesco Salviati, per molti aspetti il suo successore. Possibile precedente per il nostro dipinto, in cui motivi michelangioleschi o desunti dall’antico sono tradotti nella sigla sofisticata della Maniera, è la Resurrezione dipinta a fresco da Salviati sul catino absidale della cappella della Pietà in Santa Maria dell’Anima appunto al volgere della metà del Cinquecento, come accertato dai documenti pubblicati da Luisa Mortari.
Altri motivi rimandano a modelli sviluppati nella bottega di Perin del Vaga, e più precisamente nel cantiere della Sala Paolina a Castel Sant’Angelo, decorata fra il 1545 e il 1547 da vari artisti, tra cui Pellegrino Tibaldi e Gerolamo Siciolante da Sermoneta. Alle decorazioni monocrome che incorniciano le storie di Paolo e di Alessandro o le figure dell’arcangelo Michele e dell’imperatore Adriano rimanda infatti il bizzarro ornamento del sarcofago da cui emerge la figura di Cristo risorto, che unisce il motivo del mascherone alle figure ignude di divinità marine dipinte nella sala principale di quel cantiere farnesiano.
Ancora alla cultura figurativa degli anni Quaranta, e all’eredità di Francesco Salviati, rimandano le figure dei soldati sorpresi in atteggiamenti diversi: non lontani da quelli nella Conversione di Saulo a Santo Spirito in Sassia, dipinta da Pedro de Rubiales (il “Roviale spagnolo” ricordato da Vasari tra gli allievi di Salviati) nel 1545, o a quelli nelle Storie di Scipione dipinte dallo stesso artista spagnolo sulle pareti della sala del Trono nel palazzo dei Conservatori sul Campidoglio.