Francesco Righetti
(Roma, 1749-1819)
TORO FARNESE, 1800 CIRCA
in bronzo, cm 59x43x43
Scultore, orafo e bronzista, Righetti si forma presso Luigi Valadier e alla sua morte ne diventa il successore, portando anche avanti la sua proficua attività di esecuzione di repliche dall'antico di statue celebri, tra le quali si ricorda proprio il celebre Toro Farnese, il gruppo scultoreo ellenistico noto per essere la più grande scultura dell'antichità giunta fino ai nostri giorni.
Ritrovato nelle terme di Caracalla a Roma nel 1545, la scultura passò prima all'ultimo erede della famiglia Farnese Carlo di Borbone, insieme al resto della collezione di antichità messa insieme da papa Paolo III, e nel 1788 fu trasferita a Napoli con Ferdinando IV di Borbone, dove trovò probabilmente impiego come fontana della villa reale della città fino al suo spostamento presso il museo archeologico di Napoli, dove fu collocato nel 1826.
Il soggetto, raffigurante i figli di Antiope, Anfione e Zeto, che per vendicare le offese inflitte alla madre da Dirce la legano a un toro selvaggio, fu spesso replicato nei secoli successivi alla sua scoperta, con l'aggiunta anche di personaggi secondari quali un cane, una figura femminile, un bambino. Tra le repliche più note si possono menzionare le due realizzate da Antonio Susini, ora rispettivamente al Villa Borghese a Roma e all'Ermitage di San Pietroburgo; altre repliche del celebre gruppo di trovano al Bayerisches Nationalmuseum di Monaco e al Museo di Capodimonte di Napoli.