Andrea Torresani
(Brescia 1695-1728)
RITRATTO DI CACCIATORE
olio su tela, cm 94,5x76
Bibliografia
M.Tanzi, Un ritratto di Andrea Torresani, pittore della realtà in Lombardia, in "Prospettiva", Firenze 2002, pp. 89-92
C. Parisio, Giorgio Duranti 1687-1753, Brescia 2004, p. 11, fig. 3
Sette ritratti lombardi dalla tarda maniera alla maniera pura, testi di Marco Tanzi e Massimo Vezzosi, Firenze 2009, pp. 16-21
Il dipinto si segnala immediatamente per la elevata temperatura qualitativa, la sapiente impaginazione della scena e, soprattutto, per la resa realistica dell’effigiato che si volge allo spettatore con un’aria sospesa tra canagliesca indolenza, ironia e sarcasmo. Si tratta di un parallelo, in qualche modo più eccentrico e beffardo, della produzione contemporanea di Giacomo Ceruti e Fra Galgario: il suo autore è all’evidenza un altro protagonista, sino ad ora sconosciuto, della “pittura della realtà” nella Lombardia del Settecento, capace di guardare ai due campioni attivi a Brescia e Bergamo, ma attento anche alle varianti più nordicizzanti di questo linguaggio, che passano attraverso Giacomo Francesco Cipper, il Todeschini, ed il curioso Almanach. Un prete-cacciatore, diviso tra religiosità (scarsa, a leggere senza pregiudizi negli abissi ambigui dello sguardo) e passione venatoria, con le bellissime gabbiette sullo sfondo, il civettone antropomorfo sul davanzale ed il cagnetto devoto.
Una serie di sigle estremamente personali qualificano lo stile di questo pittore misterioso, a partire dalla straordinaria capacità di penetrazione, quasi psicanalitica, nei recessi dell’animo dell’effigiato. La presa sulla realtà disinvolta: un personaggio che non si preoccupa di farsi ritrarre in un ambiente secondario del palazzo, con i bottoni slacciati, guardando “in camera” con la massima naturalezza, quasi sornione. Poi brani di pittura bellissima, da parte di un artista che si dimostra in qualche modo – come il ritrattato – sprezzante: le mani enormi e così caratterizzate, con la sinistra, poggiata sul libro, che sembra persino indossare un guanto, tanta è la rapidità, abile e strafottente, di esecuzione; il gusto pungente e quasi parodistico nella definizione dei volatili e del cane. Insomma un enigma di prima grandezza nella pittura lombarda di primo Settecento, equidistante, sul versante dello stile, tra Milano da una parte, Brescia e Bergamo dall’altra.
Andrea Torresani viene ricordato dalle fonti come importante pittore di paesaggio e soprattutto come ritrattista; va citato infatti l'interessante taccuino di disegni, conservato presso l'Accademia Carrara di Bergamo, in cui i ritratti sono caratterizzati da un realismo graffiante e da una sottile vera ironica.