Ercole Graziani
(Bologna, 1688 –1765)
CLEOPATRA SCIOGLIE LA PERLA NELL'ACETO
olio su tela, cm 98,5x73,5
ll bel dipinto qui offerto mostra Cleopatra, ultima regina di Egitto, in atto di sciogliere una perla nell'aceto. Secondo quanto ci tramanda lo storico Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia la perla era “la più grossa di tutta la storia, un lavoro notevole e unico nella natura del valore di 10 milioni di sesterzi".
La leggenda a cui fa riferimento l'iconografia del quadro parla di una scommessa fatta tra Cleopatra e Marco Antonio; infatti la regina dimostrò che con un solo pasto avrebbe speso ben 10 milioni di sesterzi affermando così potere e ricchezza di fronte all'amato.
Plinio il Vecchio racconta che Cleopatra durante un banchetto, presentò agli ospiti un grande vassoio che reggeva un contenitore ricolmo di aceto; all'interno del contenitore sciolse una perla per poi berla davanti ai commensali.
Per gli storici si tratta di un episodio leggendario, ma secondo alcuni esperimenti condotti sulla composizione delle perle in relazione agli acidi degli aceti, è stato ritenuto l'episodio plausibile, dimostrando l'arguzia ma anche le conoscenze di una delle donne più famose dell'antichità.
Sappiamo infatti che questa regina si dilettò in esperimenti chimici; è probabile che in questo caso Cleopatra abbia 'ammorbidito' la perla in anticipo, per poi scioglierla in un calice sorprendendo così Marco Antonio.
La grazia della figura, il disegno raffinato, la luce che accarezza le ciocche d'oro dei capelli, le vesti cangianti, i gioielli e le perle della bella regina d'Egitto, portano a collocare l'opera in area emiliana verso il primo quarto del Settecento.
In particolare possono essere fatti puntuali riscontri con le opere di Ercole Graziani per il disegno morbido e compatto sia del volto che delle mani; tra queste citiamo il Lot e le figlie e la Susanna e i vecchioni della Pinacoteca Nazionale di Bologna, oppure la Madonna in trono e Santa Irene del Musée Royaux des Beaux-Arts di Bruxelles dove simili sono i volti dell’angelo con quella di Cleopatra, e ancora è possibile equiparare la squisita eleganza della nostra tela con i due dipinti dell’Opera Pia dei Vergognosi a Bologna raffiguranti Giuditta ricevuta da Oloferne ed Ester e Assuero. Altri raffronti sia per quanto riguarda i tratti fisiognomici che per la grazia emanata dalle figure si evidenziano con il Ratto d’Europa della collezione Mattioli di Bologna, dove ritorna (peraltro ripetuto assai spesso in molti altri dipinti) il modo di fissare il manto sulla spalla nuda attraverso l’uso di un prezioso elemento di oreficeria.