Giovanni Maria Butteri
(Firenze ?, 1543-1606)
SANTA MARGHERITA
olio magro su tela, cm 56,8x46
Il dipinto è corredato da parere scritto di Alessandra Giannotti di cui riportiamo alcuni passaggi salienti:
"La severità della composizione che predilige il mezzo busto proprio della ritrattisca, e che adotta l'astrazione monocromatica del fondale, è intenerita dal delicato accordo cromatico delle vesti al quale l'artista ha affidato tutta la sapienza del proprio esercizio pittorico. Attraverso impercettibili velature egli sovrapponte strati di teneri colori che si frantumano in liquidi rivoli di nuances pastello: cipriosi rosa, bianchi dalle ammaccature violacee, pallidi gialli e calde campiture aranciate raggiungono effetti di sapiente armonia musicale. Il sottile nimbo che ne incornicia il capo e la piccola croce stretta come lo stelo di un fragile fiore tra le dita esili scalate in un'esemplare prova prospettica che rievoca i raffinati esercizi di Michele di Ridolfo, sono le uniche, ma inconfondibili tracce di una conquistata santità.
Eppure, nonostante la perfezione dell'ovale, il misurato classicismo dei tratti somatici, e gli esibiti attributi iconografici, la malia dello sguardo dai bruni occhi magnetici basta ad introdurre il sospetto di una più particolare attenzione ritrattistica, anche solo da imputare alla consuetudine del suo artefice forse aduso a questa pratica.
Semplicità e bilanciato rigore appaiono i segnali di una partecipazione a quel clima di riformato purismo formale della tersa religiosità proprio di quella crociata neorinascimentale promossa a Firenze da Santi di Tito ma già anticipata per piccoli frammenti dalla brigata dei pittori dello "studiolo". Basta il confronto con la pala della Madonna con Il Bambino, Sant'Anna e altri Santi (Firenze, San Salvi), i cui volti mostrano le sembianze della famiglia Medici - da Cosimo a Francesco e Ferdinando, da Paolo Giordano Orsini a sua moglie Isabella - per registrare la pertinenza dell'autografia di Giovanni Maria Butteri, tradizionale artefice dell'istantanea del clan ducale, anche per la nostra piccola tela. Efficaci i confronti giungono in tal senso proprio da due delle eleganti nobili comparse, Eleonora di Toledo, forse da identificare nella figura della Vergine, e sua figlia Isabella che veste i panni di Santa Caterina. Proprio i loro volti dalla perfezione bronzinesca esibiscono le ben riconoscibili cifre astrattive del nostro dipinto: stereometrici ovali dalle altere arcate sopraccigliari che inquadrano intensi occhi bruni pronti a carpire l'attenzione dello spettatore. Tuttavia la maggior ortodossia agli algidi umori bronzineschi denuncia nel ritratto famigliare, datato 1575, un Butteri prima maniera, ben radicato nel clima di estenuato esercizio formale promosso dal celebre allievo di Pontormo, suggerendo di cercare nella piccola tela di Santa una prova più tarda licenziata da un pittore ormai alle soglie della controriforma. Archiviato l'immacolato nitore del maestro, il Butteri paga nel distacco malinconico del nostro ritratto il suo debito a quel caratteristico effetto di "tangibile lontananza" messo in scena da Alessandro Allori con lui sodale nella bottega del Bronzino. Un ulteriore conforto attributivo giunge inoltre dall'elegante ritratto di Dama con Bambino (Hartford-Connecticut, Wadsworth Atheneum), tanto prossimo a quello mediceo da confermare senza esitazioni l'autografia del Butteri. Anche in questa opera l'eredità bronzinesco-alloriana definisce una sicura griglia disegnativa dall'elegante impianto formale capace di restituire gemme di assoluta perfezione".