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Florence, 
wed 11 October 2017
Live auction 220
74

Scultore attivo a Roma, 1650-1700 circa

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Scultore attivo a Roma, 1650-1700 circa

TESTA MULIEBRE

terracotta patinata, cm 33x27x26; montata su base a plinto in legno ebanizzato cm 20x26x26

 

Questa nobile testa muliebre, dagli occhi privi dell’indicazione delle pupille, e dalla bocca socchiusa, in un’espressione ispirata, è immediatamente riconducibile alla linea generalmente indicata come ‘classicista’ della scultura seicentesca romana, da Alessandro Algardi fino ai suoi allievi e collaboratori Ercole Ferrata e Domenico Guidi. Di modelli simili dovevano in genere trovarsene molti nelle botteghe di siffatti scultori, ed in questo senso è illuminante l’inventario post mortem dei beni di Ferrata, dove ad esempio si trovano “Una testa di gesso della figlia della Niobe de Medici”, “Una testa della figlia della Nioba” e ancora “Una [testa] detta della Nioba”, cfr. Vincenzo Golzio, Lo “studio” di Ercole Ferrata, in “Archivi. Archivi d’Italia e Rassegna internazionale degli Archivi”, s. II, II, 1935, pp. 66-68. La testa della Niobe e delle figlie, le celebri sculture antiche già nel giardino di villa Medici e oggi agli Uffizi, simili nelle loro espressioni patetiche a questa terracotta, furono imitatissime nel Seicento (erano ammirate in particolare da Guido Reni, si veda anche l’esemplare di Dresda esposto alla mostra L’dea del Bello: viaggio per Roma nel Seicento con Giovan Pietro Bellori, Roma, Palazzo delle Esposizioni, Roma 2000, p. 346, cat. 5), e in qualche modo ispirarono tante invenzioni simili. Se, vista di fronte, anche nella capigliatura, questa testa ricorda tali modelli, l’acconciatura nella parte posteriore della nuca fa tornare in mente uno dei capolavori di Guidi, l’Andromeda oggi al Metropolitan di New York. L’inventario dello studio del carrarese (Cristiano Giometti, Uno studio e i suoi scultori. Gli inventari di Domenico Guidi e Vincenzo Felici, Pisa 2007) è assai meno interessante, da questo punto di vista, rispetto a quello di Ferrata, poiché Guidi doveva aver venduto o alienato gran parte delle terrecotte; ma proprio nell’opera del grande scultore si possono trovare altri utili confronti per questa testa, basti pensare al volto estatico della Santa Apollonia in marmo nella chiesa di Santa Maria degli Abbandonati a Torano, del 1690-1691, cfr. Cristiano Giometti, Domenico Guidi 1625 – 1701: uno scultore barocco di fama europea, Roma 2010, p. 271, cat. 50.S.

A.B.